Tuo figlio ti risponde male e non sai come comportarti? Ecco una breve guida sui comportamenti da intraprendere.
Ho già parlato spesso, in precedenti articoli, dell’atteggiamento da tenere con gli adolescenti, nel caso in cui creino un muro comunicativo o rispondano con aggressività.
Ma cosa fare quando a controbattere alle nostre parole di genitori, è un bambino di 7-8 anni?
La prima cosa che dovremmo fare è chiederci da dove arrivi quella modalità comunicativa. Spesso i genitori che mi contattano, descrivono situazioni più o meno idilliache dove nessuno alza mai la voce, tutti si parlano pacatamente, e ogni controversia viene appianata con garbo, ma ad un più profondo esame, spesso emergono realtà differenti.
Se, quando si parla con un figlio di 7-8 anni, riceviamo delle risposte attraverso urli o parole improprie, è molto probabile che abbiamo delle figure di riferimento che utilizzano modalità inadatte.
Tuo figlio pretende e protesta?
Diverso è quando i figli avanzano pretese e vogliono qualcosa esprimendolo a gran voce. Un genitore deve sapere che non è anormale che i figli avanzino pretese; hanno desideri e si aspettano che vengano esauditi, e quando ciò non avviene manifestano tutta la loro delusione. Non è anomalo.
Il punto è che non possiamo permettere che lo facciano insultando e prevaricando.
Ricordiamoci che stiamo parlando di bambini, non di adolescenti.
Se un bimbo urla, ce ne andiamo dalla stanza dicendo: “Se parli ti ascolto, ma se urli me ne vado perché non mi faccio trattare così da te” e andiamo via.
Come glielo diciamo? Con le buone, con serietà ma senza urlare. Troppi genitori gridano ai propri figli che non si deve urlare in casa, manifestando un comportamento altamente incongruente.
E poi? Se non placa la sua comunicazione, te ne vai. Con ogni probabilità ti inseguirà per la casa, e dovremo ribadire il concetto e ripetere la nostra azione fino a che non abbassa il tono e non modera i termini.
Quante volte lo devi fare? Un miliardo di volte. Fino a che non comprende che per poter comunicare deve modificare il comportamento. Il tuo atteggiamento lo devi mantenere con fermezza fino a che non accetterà l’idea che con la mamma, o il papà, si parla.
Quando tuo figlio protesta
Con il trascorrere degli anni pare che i bambini siano sempre più bravi a far valere le proprie ragioni. Piccoli avvocati crescono. Qualche volta cercano di far sentire in colpa i propri genitori, magari dicendo, tra le proteste: “Tu mi vuoi comandare”.
Alcuni genitori dicono “Non è vero che ti comando”, difendendosi dalle accuse e, mentendo. È vero che tu lo comandi. Un genitore dice ad un bambino ciò che deve fare. Magari il tono non è imperativo, camuffato da richiesta gentile ma, di fatto, se poi non eseguono, non ci fa affatto piacere. Quindi anche se non è un comando dal tono perentorio, sono dei comandi. Non serve che ti difendi. Qual è il problema se un genitore, adulto, dice al proprio figlio, bambino, ciò che è bene che faccia? Che importa? Sì, è un comando. Proprio così. Che male c’è se un genitore dà dei comandi a un bimbo di 8 anni? quindi può rispondere con sincerità: “Si, è un comando perché hai ancora un’età dove io dico cosa puoi e non puoi fare”.
Attenzione, quando sarà più grande questa dinamica dovrà cambiare e, con la preadolescenza e l’adolescenza, si dovrà introdurre la negoziazione, ma a 8 anni è prematuro. Il genitore comunica con il figlio, sempre senza urla ma con fermezza.
I figli sono molto intelligenti
Dato che i bambini sono molto intelligenti, non ci metteranno troppo a comprendere che la modalità “urlo per avere ragione” non funziona più.
I figli si adattano con rapidità se il messaggio che ricevono è chiaro e si mantiene costante. Tant’è vero, che spesso hanno comportamenti differenti con i due genitori: sanno con chi possono permettersi un certo comportamento e con chi è inutile anche solo provarci, perché non funziona.
L’importante è che non accettiamo le loro regole del gioco.
Se il bambino urla, il genitore che non vuole quella modalità comunicativa, deve fare di tutto per non cascare nell’errore di gridare a propria volta.
Se urli dicendo loro di non urlare perdi credibilità e senza credibilità non puoi avere il controllo della situazione. Quindi occorre fare appello a tutte le tue risorse dell’autocontrollo e cambiare tono: risoluti, decisi, seri, ma sempre in controllo della situazione.
Le regole devono essere chiare
Le regole devono avere delle caratteristiche ben precise.
Come prima cosa devono essere chiare: “Dopo cena si mette il pigiama” è troppo vaga. Subito dopo cena? Dopo un po’? Oppure dopo che ha visto la TV ed è ora di andare a letto? Se la regola non è chiara, si rischia di metterla in atto ogni sera in modo differente.
Come seconda cosa, quando si fissa una regola è d’obbligo indicare anche l’eventuale sanzione nel caso in cui non si rispetti la regola: “Prima di guardare la TV metti il pigiama; se non lo metti non guardi la TV”.
La sanzione deve essere definita prima perché non può essere lasciata all’estemporaneità del momento. Il bambino deve sapere che se non rispetta le regole ci sarà una conseguenza che non apprezza. La sanzione non può arrivare dall’alto senza preavviso, non può essere influenzata dall’umore di quel momento dei genitori. Chiarezza.
Stabilire da subito la regola e la sanzione e se poi, nonostante le regole chiare e definite prima, il bambino decide di fare i capricci comunque e si mette ad urlare?
Beh, lascia che tuo figlio urli pure come vuole ma la sanzione non cambia.
Come bravo genitore attento, puoi dire: “Capisco che questa punizione ti dia fastidio perché qual programma ti piace proprio… ma non è colpa mia se non hai voluto metterti il pigiama come ti avevo chiesto. La regola è chiara e la conosci. Se non vedi la TV è a causa tua. Dipende da te, non da me”.
Questo discorso gli andrà ripetuto ogni volta, ad ogni regola precedentemente concordata e violata, dicendola con tranquillità e metodo.
Il figlio capisce di aver sbagliato
Vedrai che con questo atteggiamento i tuoi figli inizieranno dopo poco tempo a comprendere di essere responsabili delle proprie azioni e questo ti servirà anche negli anni a venire.
Non spazientirti se occorrerà un po’ di tempo prima che questo nuovo atteggiamento inizi a sortire dei risultati. Che i figli provino ad insistere con il vecchio comportamento abituale, è normale e comprensibile. Lo ripetono e lo ripeteranno fino a che questo comportamento non verrà sostituito da una nuova abitudine comportamentale. Per un po’ di tempo ci proveranno, tu lo sai, non ti meravigliare, e andate sereni per la vostra strada corretta.
Essere buoni esempi, mantenere la calma, mostrarsi decisi e coerenti… se non ti riesce significa che alcuni di questi passaggi non li stai mettendo in atto correttamente, e allora è bene acquisire strumenti per lavorarci un po’ su e poter essere genitori migliori.
Fabio Salomoni