Il senso di colpa è in gran parte culturale.
“Pentiti!”, “fai ammenda dei tuoi errori!”, “pagherai per i tuoi errori per sempre!” sono frasi o concetti che in qualche modo sono stati tramandati di generazione in generazione, sino a far ritenere che, il provare un senso di colpa, fosse meritorio.
Al contrario, ritengo che l’affliggersi con il senso di colpa non abbia alcun valore se non si trae insegnamento dall’errore e se non ci si adopera per correggere il proprio comportamento. Ma ciò che è meritevole è la consapevolezza acquisita, è la lezione appresa, è il correggersi e migliorarsi, non certo il senso di colpa. Infatti, si può fare tesoro degli sbagli e migliorare se stessi senza, necessariamente, alimentare il senso di colpa.
Mi considera una cattiva madre
Molte mamme mi scrivono che, dopo aver sgridato i propri figli, avvertono il dubbio che questi ultimi possano ritenerle cattive madri.
Sai dov’è il problema? È in te. Mi spiego: quando mi scrivono “Sento sempre il dubbio che lui possa pensare che io sia cattiva” si stanno “incartando” con i pensieri in un susseguirsi di ipotesi e contro ipotesi analitiche e cervellotiche, come quelli che vorrebbero andare a conoscere l’uomo della loro vita e pensano “ma se io vado da lui e poi lui pensa che io voglia fargli credere di pensarlo e poi lui crede che io creda che lui non mi sta vedendo come io vorrei che mi vedesse considerandomi in modo diverso da come lo considero io, poi che opinione si farebbe di me se io invece… bla bla bla”.
Un maestro un giorno mi disse: “È già complicato fare i nostri pensieri; astieniti dal pensare al pensiero degli altri”. Lo trovai un consiglio che semplificava gran parte della vita.
Senso di colpa – Il genitore fa ciò che è giusto
Un genitore non può agire in funzione di come potrebbero considerarlo i figli.
Un genitore deve agire in base a come ritiene giusto e opportuno fare.
Pensa al lavoro: coloro che agiscono con l’intento di ottenere una buona impressione da tutti e di non scontentare nessuno, solitamente sono percepiti come persone di nessun spessore, nessuna capacità di leadership e non ottengono alcuna ammirazione. Certamente non hai lo scopo di doverti far ammirare dai tuoi figli, ma non puoi condizionare il tuo operato sulla base delle sue considerazioni nei tuoi confronti.
Se tuo figlio ha 3 o 4 anni e vuole attraversare la strada da solo, di corsa e senza darti la mano, poco importa se il tuo perentorio “no” ti faccia considerare da lui un genitore “cattivo”.
Se hai stabilito delle regole e le eventuali sanzioni nel caso in cui il bambino le trasgredisca, poco importa se quando applichi le sanzioni, il bambino si mette a gridarti “sei cattivo!”.
Se vuole nutrirsi solo di patatine, focaccia e nutella, poco importa se ti considera un cattivo genitore quando imponi una alimentazione più sana e varia.
Il genitore ha l’obbligo di agire per il bene dei figli e non in funzione del ricevere una approvazione.
Se la reazione della mamma lo spaventa?
Può accadere che la mamma, sempre tenera, affettuosa, amorevole, colga alla sprovvista il bambino quando riceve un rifiuto o un’imposizione.
Anche il tono che viene utilizzato quando si sgrida, non è un tono amorevole e può accadere che il bambino si spaventi anche se la mamma non ritiene di essere particolarmente aggressiva. La percezione che hanno i bambini è spesso molto differente da quella degli adulti, e alcuni bambini sono particolarmente sensibili.
Anche in questo caso, mi sento di dire ai genitori: “State sereni”.
Come dico durante molti miei corsi “campa serena”.
Tuo figlio si spaventa? Va bene, è comprensibile. Vorrebbe sempre una mamma felice, allegra, che si diverta insieme a lui e che lo accontenti in ogni situazione. Ci sono però delle situazioni nelle quali il genitore deve entrare in modalità “limitante” con regole e imposizione, e il tono non può essere lo stesso di quando si sta giocando e scherzando perché il messaggio non risulterebbe credibile.
Il genitore educa per il futuro
Fin dai primi anni di vita, con il bambino getti le basi per gli anni a venire.
È importante esprimersi con calma, senza eccessi ed isterismi, ma è importante che i “no” siano “no”.
Quando i bambini sono piccoli non possono avere la capacità di valutare e giudicare le situazioni che conquisteranno quando avranno 9 o 10 o più anni. Solo con il diventare più grandicelli impareranno a fare ragionamenti complessi. Quindi, nei primi anni di vita, è bene che le spiegazioni ci siano ma non sono la parte saliente della comunicazione tra genitore e figlio. Il bambino piccolo non è in grado di comprendere la spiegazione del perché di una regola o del perché di una sanzione, ma è importante e necessario fornire ugualmente la spiegazione per abituarlo al fatto che le decisioni genitoriali sono ponderate e motivate. Accantoniamo invece l’idea che le spiegazioni abbiano lo scopo di far comprendere realmente al bambino piccolo il nesso causa-effetto.
Senso di colpa – Perché non serve gridare con i figli
È comprensibile che nel momento di rabbia il genitore alzi la voce e esprima la propria frustrazione con impeto. Comprensibile ma occorre cercare di controllarsi e di evitarlo.
Non è necessario urlare per farsi ascoltare.
Se si deve ricorrere agli urli, significa che non si è ottenuta sufficiente credibilità.
Ovviamente non si può neppure dare le indicazioni con il tono di quando si gioca. Se non è necessario gridare, è invece fondamentale assumere un tono di voce più fermo e un po’ più alto per far sì che capisca che non sto giocando. Anche l’espressione del viso non può essere di gioia e felicità, altrimenti il bambino considererà le parole del genitore come un normale momento di gioco e divertimento.
Dobbiamo evitare di inviare messaggi contraddittori.
Che fare dopo averlo sgridato?
Sgridarlo può far parte del processo educativo, ma non dobbiamo mai dimenticare di mostrare ai figli amore e comprensione.
Quindi, dopo la ramanzina, digli sempre che lo ami anche se ti sei arrabbiata. Rassicuralo. Fai in modo che non arrivi a credere che, poiché si è comportato male, non lo ami più.
Conferma che lo ami immensamente e che il suo comportamento non ha nulla a che vedere con il bene che gli vuoi.
Fabio Salomoni