Poniamo il caso che tu abbia un figlio adolescente e tra voi si sia creato un muro comunicativo che non ti permette di entrare in relazione con lui. Cosa fare e come ricostruire il dialogo con i figli?

Ti dico cosa avviene solitamente? Il genitore accusa il figlio di essere irragionevole, di non ascoltare, di non mostrare rispetto, di non voler comunicare ed il figlio risponde al genitore che non lo capisce, che si vuole solo imporre, che deve lasciarlo vivere.

Risultato? Una madre o un padre non comunicano più con il proprio figlio o figlia.

È una situazione che mi viene raccontata molto spesso da chi si rivolge a me, magari con sfumature differenti, ma la sostanza è questa.

Come ricreare un dialogo con i figli?

Ora ti dirò come ricreare un dialogo con i tuoi figli, ma come prima cosa ti faccio alcune premesse indispensabili:

  1. Se ti aspetti che i figli cambino dopo aver compreso il loro errore, stai aspettando che nevichi in agosto. Non accadrà. L’adolescenza è dominata dall’impeto emotivo e non analizzeranno la situazione dal tuo punto di vista.
  2. Se vuoi che le cose cambino, devi attuare dei cambiamenti tu; non perché tu sei colpevole, ma perché hai più consapevolezza e hai compreso che la guerra non porta amore.

Detto questo, ecco cosa devi fare; è un passaggio molto importante: tirare una riga con il passato.

Cosa intendo? Durante la 2 giorni di corso do moltissimi consigli e spiego un’infinità di strategie, e di solito al corso ci vengono solo le donne. Quindi, spesso, una di loro alza la mano e mi dice: “Ma ora che so queste cose, come faccio, se torno a casa e provo a metterle in pratica e mi ritrovo lui (figlio o partner che sia) che mugugna, che mi risponde male o in modo acido, o non mi risponde affatto?”

Io rispondo così: “Digli (o dille) che sei stata a un corso di Dinamiche Familiari e ti sei resa conto degli sbagli che hai commesso (che hai commesso tu, non i tuoi figli o il tuo partner). Digli che ti dispiace, che cercherai di rimediare perché tieni a lui, digli che non sarà facile fare il cambiamento e digli che avrai bisogno del suo aiuto per correggere vecchie abitudini e forse dovrà, in alcuni casi, essere un po’ paziente con te. Poi, se hai modo di farlo, dagli un bacio e cambia stanza”.

Questa frase la chiamo “tirare una riga con il passato” ed è molto importante. Puoi ovviamente modificare le parole ma mantieni questa struttura e ti spiego il perché: cosa avviene con questa frase?

5 passaggi per ricominciare a comunicare con tuo figlio

  1. Dire al figlio (o al partner): “Al corso ho compreso i miei sbagli” (non dici che lui non ne abbia fatti, ma che hai compreso i tuoi). Questo fa capire all’altra persona che non sei più nel ruolo di giudice che sentenzia sempre, con continue accuse, l’altra persona. Significa che ti sei messa in discussione. Significa che hai guardato anche alle tue mancanze (che certamente ce ne sono!).
  2. Digli: “Mi dispiace”.
    È una frase di pace, è un allungare la mano senza attendersi che l’altro la accolga e la stringa a noi.
    È un dire, “ammetto i miei errori e ti chiedo scusa se qualche volta ho agito in modo inopportuno”. Se vogliamo che si apra una collaborazione dobbiamo dire all’altra persona “se ho fatto qualcosa che ti ha ferito, mi dispiace”. Serve perché capisca che da parte vostra è iniziata una tregua di pace.
  3. Digli: “Cercherò di migliorare”.
    Serve per comunicare all’altra persona che non ci aspettiamo che lui (o lei) cambi. Lo mette al sicuro, lo mette al riparo, gli fa capire che non c’è più la pretesa di un suo cambiamento.
    Il cambiamento deve partire da noi. Non puoi pretendere che parta da chi non ne sente il bisogno o è animato dalla rabbia.
    Dire al figlio: “Cercherò di migliorare” significa dirgli “Non ti rifiuto più” perché, ogni volta che chiedi a qualcuno di essere diverso, stai dicendogli che rifiuti com’è, non ti va bene, non ti piace e non è un bel messaggio da sentirsi dire. Di certo non aiuta il riavvicinamento.
  4. Digli: “Avrò bisogno del tuo aiuto per correggere alcuni miei comportamenti”.
    Con questa frase gli stai chiedendo pazienza nei tuoi confronti, gli stai chiedendo un periodo di armistizio, e gli stai dicendo di collaborare con te, il che, già di per sé, è un enorme segnale di riavvicinamento.
  5. Infine, se puoi, se te la senti, se riesci: dagli un bacio ed esci dalla stanza.

A cosa serve? È un gesto di affetto, di amicizia, suggella un accordo, un patto importante, e poi te ne vai, perché non attendi una risposta, non deve dirti nulla, la tua non è una domanda; lo hai semplicemente informato di un cambiamento che avverrà e che ti vedrà protagonista.

Il “tirare la riga con il passato” è un espediente che spesso faccio fare ai genitori che hanno difficoltà con i figli adolescenti (se sono più piccoli non funziona perché non hanno ancora abbastanza capacità per afferrare l’importanza del momento).

Con i figli adolescenti, con cui si può essere spesso in conflittualità, una frase così, è un’ottima partenza per ricostruire un dialogo con i figli e può essere detta sia dal papà che dalla mamma.

Agire per riavvicinarti veramente a tuo figlio

Poi, ovviamente, ci deve essere il nostro sforzo di cambiare realmente, di imparare a reagire diversamente, di acquisire strumenti che ti permettano di entrare in relazione con lui, altrimenti, se riparte tutto come prima, con le accuse, con le ripicche, con l’ironia per offendere o sminuire, con le urla, con gli occhi al cielo spazientiti, allora, l’affermare di voler “tirare un riga con il passato” è stata solo una farsa e si è distrutto l’ultimo tentativo per costruire un ponte di collegamento e tornare a parlare.

Questo è il primo passo, poi per il cambiamento e per il miglioramento, contattami.

 

Fabio Salomoni