Con mia moglie Antonella, andiamo a ritirare la pagella di 1° media di Giada.
Ci accolgono le insegnanti che, con gioia, ci comunicano che a seguito dei voti, Giada verrà premiata, insieme a tutti coloro che hanno una media superiore all’8, durante la “Serata delle Eccellenze”.
Splendida iniziativa.
Brava la scuola che pensa a un modo per premiare chi si impegna nello studio.
Grande soddisfazione. Mentre ci si preparava per recarci alla serata, facciamo notare quanto sia bello essersi impegnati. Le fatiche fatte ripagano: ottimo insegnamento.
Per Giada inizia uno scambio di messaggi Whatsapp con i compagni di classe; chi sono le altre eccellenze? Chi viene a vedere la consegna degli attestati di merito? Il gruppo delle amiche scrive “Tutte presenti 😀 ”. Persino Alessandro, il fratello maggiore, decide di esserci; anche lui era stato onorato con lo stesso attestato e vuole esserci per celebrare la sorellina.
Fino a qui sembra una magnifica storia.
Quindi perché dico che la scuola non ammette i propri errori? Ora lo capirete.
Il Preside fa un breve discorso e, assistito dalla vicepreside, iniziano la chiamata degli alunni.
Uno dopo l’altro, si presentano le brillanti menti e ad ognuna, il Preside, chiede il segreto degli ottimi risultati.
Rispondono “Impegno”, “Sapere cosa si vuole”, “Avere un luogo dove potersi concentrare” e così via, risposte apparentemente banali ma che andrebbero ricordate da molti degli adulti presenti.
Mano a mano che gli attestati vengono consegnati, cresce l’attesa tra gli alunni che rimangono, e tra questi, Giada.
L’ordine di chiamata è per Sezione, e non tardiamo a capire che qualcosa non va.
Tutti gli alunni della sezione di Giada sono stati chiamati e non lei.
Anche Giada comprende che qualcosa non va. Si accoccola ai genitori in cerca di conforto e sostegno, inizia a incupirsi, sotto gli sguardi curiosi e indagatori delle sue compagne di classe.
Delusione, amarezza ed inizia a farsi strada nella mente di Giada che forse non era stata abbastanza brava (insomma, un ottimo modo per abbattere l’autostima).
Antonella va a segnalare ad una delle insegnati, non di Giada perché non presenti, che forse c’è un disguido.
Controllano l’elenco dei benemeriti e Giada non risulta, poiché la responsabile della sua classe ha indicato come media voti 7,5 e, le dice la Vicepreside “Ho controllato. Ciò che è giusto è giusto e non ti spetta”.
Andiamo a casa. Giada in lacrime. Aspettative disilluse. Le amiche, hanno assistito a quello che mia figlia vive come una sconfitta personale.
È curioso come, una giornata di gioia per una bellissima pagella si possa trasformare in una serata di tristezza.
Giunti a casa, facciamo la media voti: ben al di sopra dell’8 richiesto!!!
L’attestato in sé è irrilevante, ma qui non si parla di questo, si parla di sentimenti, di emozioni, di illusioni e disillusioni, si parla di insegnamento, rispetto e pedagogia.
Prendo la pagella e torno immediatamente a scuola dal Preside a segnalare che c’è stato un disguido grave, e che in qualche modo dovranno porvi rimedio.
Mi trovo di fronte al cliché del dipendente statale: belle parole davanti ai ragazzi, ma è solo apparenza, la realtà è inconsistenza auto celebrativa: “Ma lei non capisce! Io sono qui da questa mattina presto!”, “Non sono io ad aver sbagliato ma la sua insegnante” “Ecco, un altro genitore che viene solo per criticare… un sindacalista!” (non ho capito l’uso del “Sindacalista” come epiteto), “Noi siamo impegnati seriamente ogni giorno!” e così via, in un crescendo di tono sino ad urlare.
Insomma, la scuola non ammette i propri errori.
La Vicepreside, stesse frasi, ma con tono ed espressione di chi da un momento all’altro perderà il controllo scoppiando in lacrime in preda ad una crisi di nervi: “Certo che mi hanno segnalato che c’era un problema! Ma cosa pretende che controllo i voti di tutti i bambini?”.
NO, il problema era con una sola bambina e volevo che avesse fatto quell’unico controllo.
Fanno la media, confermano che era da inserire tra i benemeriti (il conteggio lo aveva sbagliato l’insegnate di matematica), ed ora che intendono fare?
Il Preside ha un’idea: “Le stampo l’attestato e glielo porta”. Non hanno capito nulla! Chi se ne frega dell’attestato. C’è un simbolismo, una metafora, una cerimonia ormai persa, c’è l’immagine nei confronti delle compagne di classe e ben più importante, l’autostima di mia figlia e l’insegnamento che l’impegno premia.
Lo faccio notare e mi dicono di chiamare la bambina a casa.
Telefono (con il mio, perché con il loro era troppo impegno) e poiché il Preside si era defilato, delegando la soluzione di un problema e quindi sbagliando ancora una volta, passo la comunicazione alla Vicepreside, che, fedele all’incapacità di assumersi le responsabilità dice a Giada: “Come sai Giada, siete in molti, io non c’entro, sono rientrata per prendere degli altri attestati, ma è la tua insegnante che ha sbagliato (screditando l’immagine della sua collega e insegnate di ruolo di Giada), siamo qui da molte ore… bla… bla…”.
In soldoni, proprio come il Preside, il gioco dello scarica barile. La scuola non ammette i propri errori.
A quel punto il Preside fa ritorno e, cercando di uscire con una frase ad effetto, mi dice “È un’ottima occasione per sua figlia per imparare che gli adulti possono sbagliare”.
In verità da questa esperienza ha imparato molte più cose e non positive:
- ha imparato che un adulto non si prende le responsabilità;
- ha imparato che l’importante è fare il proprio compitino e se ti dicono che c’è un problema, fare finta di niente e vedrai che magicamente svanirà;
- ha imparato che urlando e perdendo il controllo i grandi credono di essere più forti;
- ed infine ha imparato che se in futuro sbaglierà, la cosa giusta da fare è dire con fermezza che la colpa non è sua ma del tempo, di Urano entrato in Nettuno, del Governo etc.
Ha imparato che la scuola non ammette i propri errori.
Insomma, riconosco l’iniziativa come importante e simbolicamente utile. Ma credo che un insegnate non debba insegnare ma Essere Esempio, attraverso ciò che dice, attraverso ciò che fa, attraverso i gesti che compie.
Da quello che ho visto in questa occasione, sono preoccupato che i nostri figli siano in mano ANCHE (e per fortuna non solo) a gente così.
La mattina seguente andiamo di nuovo a scuola. Ci viene incontro l’insegnante che aveva sbagliato il conteggio della media.
Mi guarda negli occhi, fa un bel respiro e visibilmente a disagio ci dice:
“Giada, sig. Salomoni, scusatemi, ho sbagliato. L’errore è grave e me ne assumo la piena responsabilità! Giada, sei assolutamente meritevole di ricevere l’attestato di Eccellenza.”
Brava. Brava. Brava. Una splendida dimostrazione di Leadership che sottolineo subito davanti a Giada. I vivi sbagliano. Il punto non è quello. Il punto è avere la capacità di assumersi le responsabilità e riparare i danni.
La vicepreside, li accanto, non dice una parola, ben felice che la responsabilità se la siano assunti altri.
Consegna l’Attestato di merito il Preside, che si salva in corner.
Giada ora è soddisfatta. L’attestato ha assunto un valore simbolico che ricorderemo a lungo. Ripenso alla Leadership mostrata dall’insegnante di ruolo di Giada, il suo comportamento è da esempio; meno male… mia figlia a scuola è in buone mani.
Fabio Salomoni