Cosa succede dentro di noi quando gli altri ci fanno soffrire?
Qualche giorno fa ero sul tram con i miei figli. Un signore, camminando nel corridoio tra le persone sedute, ha calpestato i piedi ad un altro passeggero, e tra i due è nato un alterco.
Gli spazi tra le persone sedute sono davvero minimi, ed il passaggio di qualcuno mette sempre a repentaglio i piedi degli altri passeggeri.
Assistendo al litigio che è nato tra i due:
- Io mi sono indignato per chi ha acquistato dei tram così scomodi, e che causano questi momenti di tensione. Come se già non ne vivessimo abbastanza di motivi di stress.
- Mia figlia Giada si è spaventata perché temeva che tra i due sconosciuti scoppiasse una colluttazione che andasse oltre le parole.
- Alessandro forniva la propria versione e punti di vista, su chi dei due avesse ragione o torto.
Ciò che ho osservato è che l’episodio è stato uguale per tutti e tre: in me ha innescato indignazione, in Giada spavento, in Alessandro giudizio.
Chi ha fatto provare queste diverse reazioni in noi?
- I litiganti?
- L’azienda dei trasporti?
- La società?
Se la causa delle nostre reazioni fossero stati i due passeggeri, avremmo avuto le stesse reazioni.
Invece sono state diverse, perché ognuno è responsabile delle proprie emozioni, e dipendono dalle considerazioni che ognuno fa.
Le tue reazioni non sono per colpa di quella risposta, di quell’accaduto, di quel comportamento, ma dipendono da quali ricordi o timori hai fatto riaffiorare, da quali accostamenti o paragoni hai fatto, da quali corde hanno risuonato in te.
Le corde sono tue.
Nelle prime fasi, le frasi che sento più spesso da chi si rivolge a me per migliorare il rapporto di coppia, sono: “Lui mi ha ferita”, “Lei mi fa sempre arrabbiare”.
Noi viviamo per le emozioni e per gli stati d’animo.
Vuoi un partner per gli stati d’animo positivi che ti fa vivere, adori tuoi figlio per le emozioni che provi al solo guardarlo, vai al lavoro per le emozioni di sicurezza che derivano dallo stipendio, o dall’appagamento e affermazioni per i risultati che consegui.
Vivere è provare emozioni.
Senza emozioni, non è vivere.
Ma se affermiamo che gli altri sono i responsabili delle nostre emozioni, stiamo dicendo che la nostra vita è in mano agli altri.
La nostra vita è in balia degli altri. E quindi cosa succede dentro di noi quando gli altri ci fanno soffrire?
Se gli altri la controllano, gli altri ti fanno sentire felice o triste, sicura o frastornata, arrabbiata o serena.
È come se gli altri avessero il controllo della tua vita, il potere di farla andare in una direzione piuttosto che in un’altra.
Inoltre, se gli altri fossero gli artefici delle nostre emozioni, e quindi della nostra vita, noi non a avremmo nessun controllo su di essa, e non potremmo agire per cambiarla, non saremmo artefici dei nostri successi e non potremmo assumerci la responsabilità dei nostri fallimenti.
Non dipenderebbe da noi. Gli altri avrebbero in mano la nostra vita.
Possiamo davvero permetterci di pensarla in questo modo? A mio avviso no.
Occorre riappropriarci della responsabilità delle nostre emozioni.
Io mi arrabbio. Io mi sento deluso. Io mi intristisco. Non tu. Non sei tu la causa. Basta darti tutto questo potere.
Lui ti dice una cosa e provi amarezza. Lei compie un gesto e provi fastidio.
Quelle stesse parole, dette ad altre donne avrebbero magari innescato, sdegno, oppure indifferenza, o ilarità.
Lo stesso gesto, osservato da un altro uomo, avrebbe potuto innescargli tenerezza, oppure collera, o non farci neppure caso.
Quindi non sono le parole, non sono i gesti.
È come noi li interpretiamo.
Comprendere questo porta a due enormi vantaggi:
- Se io sono responsabile delle mie emozioni, posso lavorare su di me per fare in modo che si inneschino emozioni differenti, posso elaborare gli episodi differentemente, posso trarre nuove conclusioni, e smettere di soffrire.
- Una volta appurato che gli altri non sono i responsabili delle nostre reazioni, possiamo acquisire la consapevolezza di non essere noi, responsabili degli stati d’animo e delle reazioni, altrui. Significa ridimensionare fortemente il senso di colpa di cui molte persone sono fortemente intrise e condizionate.
Questo non significa che possiamo essere scortesi e mancare di rispetto perché non siamo responsabili di ciò che provano gli altri.
Sarebbe una esagerata semplificazione.
Ma quante volte ti sei fatta condizionare da frasi come: “Fai sempre star male la mamma“, “Così mi fai venire il crepacuore“, “Con un marito così, per forza che ha iniziato a bere“.
No. Tutto falso.
Non sei tu responsabile delle reazioni dei tuoi familiari, i quali devono cercare in sé la causa dei propri pensieri, delle proprie emozioni, dei propri comportamenti.
Quelle frasi hanno il solo scopo
di creare un ricatto emotivo
e instillare il senso di colpa.
Riprendi in mano la tua vita divenendo responsabile delle tue emozioni.
Fabio Salomoni