Perché ce la prendiamo con il partner? Per rispondere a questa domanda bisogna tenere a mente che il rapporto di coppia è fatto da momenti di alti e momenti di bassi. Ci sono momenti in cui ci si sente più vicini, affini e compresi ed altri dove si ha l’impressione di trovarsi su pianeti diversi.
Di certo, le restrizioni dovute alla pandemia, hanno reso più tese le relazioni che mostravano un equilibrio precario.
Non tutto ciò di cui ci lamentiamo del rapporto di coppia è causato dal o dalla partner.
Perché ci arrabbiamo con il partner?
Una delle ragioni che ci portano a far crollare gli argini lasciando tracimare lo sconforto e la rabbia, è la stanchezza.
Spesso, le tensioni accumulate durante la giornata trovano libero sfogo nel rimarcare quel comportamento che ci appare come terribile e insopportabile anche se terribile e insopportabile, non lo è.
Siamo mediamente più stressati e nervosi. Anacronistico pensare che non intacchi il rapporto di coppia. Siamo stanchi principalmente dal punto di vista psichico, perché abbiamo molte cose da fare in poco tempo elevando il nostro livello di stress e perché, spesso a fine giornata, si ha la sensazione di aver fatto molto ma di aver concluso poco.
Assodato che lo stress e le frustrazioni giornaliere si riversano sul partner, è utile chiedersi perché.
Perché ce la prendiamo con il partner?
Perché prendersela con qualcuno è una valvola di sfogo e con chi altri puoi attivarla? Sei a casa, magari con i tuoi figli in DAD, oppure al lavoro dove ogni lavoro ti viene chiesto “per ieri” e inevitabilmente accumuli stress o rabbia, o frustrazione: con chi puoi sfogarti? Con i tuoi figli? Dio ce ne scampi!
Con il garzone del supermercato o con la cassiera?
Con chi ci mette troppo tempo a svuotare il proprio carrello della spesa?
Col tizio che va troppo piano in auto?
Certo, anche questi sono occasioni di sfogo e ci rendiamo conto che non hanno realmente colpe. Oltre a loro, oltre a questi sporadici incontri, chi altri hai con cui sfogarti? Il tuo partner.
E quindi alla domanda “Perché ce la prendiamo con il partner?” alcune di voi mi rispondono: “Ma il mio partner è realmente un disastro!” e non oso metterlo in dubbio.
Del resto, hai trascorso la giornata accumulando, fastidio, tensione, stress e quando arriva a casa tuo marito ti aspetti che ti aiuti a dissipare tutta la rabbia, il fastidio, lo stress, che ti venga in contro, che capisca al volo e non contribuisca a peggiorare la situazione e ti aspetti faccia tutto questo secondo tue modalità.
Ma lui non viene incontro, non comprende “al volo” le tue modalità, non si accorge dei tuoi bisogni e, apparentemente, non si adopera per aiutarti a dissipare gli stati d’animo accumulati ed ecco che vivi un’ulteriore frustrazione e scoppi.
Allo stress della giornata si aggiunge la frustrazione data dall’aspettativa che lui ha tradito.
Ma, il colpevole, è veramente lui? Spesso si scoppia per cose assolutamente banali. La cassiera non è poi così colpevole, non ha fatto nulla di terribile, il colpevole non è l’autista, non ha fatto nulla di così imperdonabile, il colpevole non è tuo marito: è la tua valvola di sfogo.
Cosa fare quando il partner è il mezzo con cui scarichiamo le tensioni?
Cosa sarebbe bene fare quando ci si accorge che le difficoltà del rapporto di coppia sono una conseguenza dello stress accumulato durante la giornata?
È importante avere altre valvole di sfogo.
Io mi sto obbligando ad andare 1 ora quasi tutti i giorni a camminare al Monte Stella. Da qualche settimana ho iniziato ad alternare anche dei tratti di corsa per una ventina di minuti e poi torno a camminare.
A cosa mi serve?
A liberare la mente. Mi aiuta a sfogare energia repressa che accumulo stando tutto il giorno in casa davanti al PC. L’appuntamento che salta ed il cliente che avvisa solo all’ultimo momento, le tante persone che mi scrivono delle loro situazioni di grande difficoltà che spesso mi turbano profondamente, gli eventi da organizzare; non è che restando a casa non usi la tua energia ma la usi in modo diverso.
Il mio consiglio è di trovare il tuo modo per scaricare la tensione che accumuli. Altrimenti avere la risposta alla domanda “Perché ce la prendiamo con il partner?” non serve a nulla se poi non si interviene per risolvere questa situazione.
Devi farlo!
L’alternativa è scaricarla sul tuo partner e, più lo fai, più lo vedi come il colpevole, il responsabile della tua frustrazione anche se non è così o non lo è del tutto.
L’ideale sarebbe trovarsi con una o due amiche una mezzoretta tutti i giorni per fare quattro chiacchiere. Sarebbe un grande strumento di scarico. Qualcuno va in palestra, altri si dedicano alla musica, altri si dedicano alla pittura. Sono tutti strumenti con la finalità di catapultarci in un altro mondo, obbligandoci a distogliere la nostra attenzione da ciò che ci avvilisce.
Sono valvole di sfogo.
Perché ce la prendiamo con il partner? – Quando lui non capisce
Come ho già detto, spesso il partner è la “goccia che fa traboccare il vaso”.
Il vaso è già pieno per conto suo, ma il partner potrebbe evitare di aggiungere quelle gocce che causano lo straripamento della frustrazione.
Ci si aspetta che faccia alcune cose. Che abbia un certo comportamento. Ci si aspetta che compia determinati gesti. Che dica alcune cose… e invece no. Nulla. Il vuoto cosmico.
Dobbiamo accettare l’ineluttabile verità: non ci arriva per conto suo.
Non sa anticipare le tue volontà, non ha la sensibilità per soddisfare i tuoi bisogni senza che tu li esprima in modo diretto e chiaro.
Spesso, il partner non riesce ad accorgersi dei tuoi bisogni, e tu, nonostante sia delusa dalla situazione, con grande spirito di sacrificio, assecondi i suoi bisogni, aumentando la tua frustrazione.
Mi spiego meglio. Una mia cliente durante un colloquio mi ha detto: “So che quando ho bisogno di un suo aiuto, o che mi ascolti, dovrei dirglielo, chiederglielo, ma so che mio marito magari vuol riposare, e allora non chiedo per non rompere ma poi, sotto sotto ce l’ho con lui per questa mancanza di considerazione nei miei confronti”.
Quante di voi si rivedono in questa situazione?
A tutte coloro che si sono riviste nella parola dell’amica cliente, dico “benvenute nel club delle donne”.
“Non lo dico ma dovrebbe capirlo”
“Se non fa ciò che mi aspetto che faccia, accresce il mio rancore nei suoi confronti”
“Lui manca in qualcosa”
Ma il partner, che non si trova tra i pensieri della compagna, semplicemente, dopo la sua giornata di lavoro, crede di rientrare in casa e aver concluso, dedicandosi al riposo e allo svago. Stolto.
Che sia sciocco o meno il suo pensiero, è un dato di fatto e se vogliamo che ci sia d’aiuto, occorre che glielo diciamo.
Se non chiedi, e se non lo fai in modo diretto, non sa che c’è bisogno di lui.
Insomma, tu vuoi un aiuto (e non mi riferisco ad un aiuto con i piatti e le faccende domestiche ma ad un aiuto rispetto alla soddisfazione dei tuoi bisogni e aspettative) ma, per non disturbarlo, non glielo chiedi e poi te la prendi con lui perché non ti ha dato quell’aiuto che non hai chiesto ma che consideri doveroso. Non ti sembra arzigogolato?
Aiutare è un gesto d’amore
Sapete qual è il problema? Il fatto che consideriamo “aiutare l’altra persona” come un gesto d’amore.
Se una persona ti aiuta dimostra di tenere a te.
Se una persona ti aiuta senza che tu abbia chiesto il suo aiuto, mostra nei tuoi confronti grande dedizione.
Quindi, se il tuo partner ti aiutasse senza che gli chiedi nulla, sarebbe segno di grande amore nei tuoi confronti.
Come genitore, capita che agisca in funzione dei miei figli, senza neppure che loro chiedano; anticipo i loro bisogni perché ogni gesto d’amore che faccio per loro e al posto loro, è una dimostrazione d’amore nei loro confronti. Purtroppo, non si tiene conto che in questo modo, loro crescono senza capacità, senza fiducia, senza sogni, senza desideri, senza autonomia, senza senso di responsabilità.
Perché? Per troppo amore.
Per l’errore di confondere il “fare per l’altro” come una dimostrazione d’amore.
Fare è fare. Amare è amare. Non mischiamoli.
Troppo spesso coloro che li confondono se ne escono con la frase “Con tutto quello che è fatto per te…”. L’amore non presenta il conto.
Perché ce la prendiamo con il partner? – Digli ciò che desideri
Il consiglio è di iniziare a chiedere. Parlagli in modo diretto, aperto e informalo delle tue aspettative.
Chiedere in modo chiaro, ben definito “ti chiedo per favore di aiutarmi facendo questo!” e quando l’ha fatto “grazie molte”; “grazie molte”, perché hai ricevuto quell’aiuto che speravi di avere, “grazie” perché ha fatto altri passetti, verso di te, lungo il ponte che unisce le due rive del fiume “Lui” e “Lei”.
So bene che c’è un’ultima questione: “E se quando gli chiedo aiuto o lo informo delle mie aspettative non si adopera per venirmi incontro?”.
Due sono i possibili scenari: o non vuole fare nulla per venirti incontro perché non gli interessi più (allora fai le tue dovute considerazioni), oppure glielo chiedi nel modo sbagliato e lui non avverte il tuo bisogno del suo apporto (sembra strano ma molto spesso è così).
Se nel primo caso la scelta è tra vivere nel rammarico e nella frustrazione oppure liberarsi del fardello, nel secondo caso, è sufficiente scoprire come stimolare i meccanismi maschili della motivazione e, per questo, ti aspetto in aula.
Fabio Salomoni