Perché mettere al mondo dei figli?

Per ogni cosa che andiamo ad affrontare, per ogni iniziativa che intraprendiamo, occorre avere un perché.

Il perché sarà poi l’elemento chiave che ci condizionerà negli agiti e ci distinguerà dalle altre persone.

Per ogni cosa abbiamo un perché. Il più delle volte non ce lo chiediamo, oppure lo diamo per ovvio, ma un perché c’è sempre.

Perché i docenti insegnano?

Perché una maestra decide di dedicarsi all’insegnamento? La risposta condizionerà fortemente il modo in cui svolgerà la sua professione. Lo chiedo spesso agli insegnanti quando vengo chiamato nelle scuole a parlare ai ragazzi o ai docenti: “Qual è il compito di un insegnante?” alcuni mi rispondono “insegnare” e solitamente sono i professori meno apprezzati. Il compito di un insegnante non è parlare, spiegare, raccontare, elencare. Il compito di un docente è “far imparare”.

Se hai la convinzione che l’obiettivo sia insegnare, andrai in classe, parlerai, incurante se ti seguano o meno, senza catturare l’attenzione, senza incuriosire, senza stimolare e, una volta svolto il proprio compito o la propria mansione, l’ora finisce e si va in un’altra classe. Coloro che fanno i docenti per “far apprendere” agiscono in modo diverso, cercano soluzioni, si ingegnano per trovare la chiave giusta per aprire la mente di quel particolare alunno, non basta parlare, devono capire.

Il perché influenza notevolmente.

Io ho svolto per 25 anni la professione di infermiere, ricordo benissimo che al primo giorno di scuola ci chiesero “perché volete fare gli infermieri?”. Non tutte le risposte che diedero erano sincere. Alcuni trovarono nella professione un modo per trovare una facile assunzione, altri non sapevano che altro fare, e poi c’erano coloro che sentivano in sé una propulsione d’aiuto verso gli altri. Beh, il come queste tre diverse tipologie di persone svolgevano la propria attività era profondamente differente… e di solito i primi due non arrivarono a conclusione del primo anno.

Perché hai messo al mondo dei figli?

Arriviamo al dunque: perché hai deciso di mettere al mondo dei figli?

Sì, questo è già un passaggio importante: lo hai deciso, lo hai voluto, non hai subito nessun obbligo, non ti hanno costretta. Magari non lo avevi pianificato e previsto, ma hai comunque deciso di portare a termine la gravidanza e di dare alla luce una creatura. Perché? Con quale scopo?

Anche in questo caso, le motivazioni condizionano il come viene svolto il compito genitoriale. Eppure pochi genitori si pongono la questione, e il problema sorge quando le motivazioni di un genitore sono contrastanti con le motivazione dell’altro.

Le 8 motivazioni per cui si mettono al mondo dei figli:

1. Il genitore di nome e di fatto:

Per la gioia e il piacere di crescere una creatura aiutandola ad evolvere e accompagnandola in un processo di crescita sereno e felice. Dovrebbe essere la motivazione di tutti i genitori? Forse è così per la maggior parte, ma non certo per tutti. Come si comporta un genitore con questa motivazione di genitorialità? Sarà accudente, amorevole, pronto ad assecondare i bisogni dei figli, senza essere invadente, senza sostituirsi a loro, lasciando che facciano esperienza della propria vita e stando al loro fianco per aiutarli nei momenti di difficoltà. Dona amore e certezze. Motivazione altruistica.

2. Il genitore per abitudine sociale:

Una enorme quantità di genitori decidono di avere dei figli per consuetudine sociale. Viene insegnato sin da piccoli che si diventa grandi, adulti, si trova un’anima gemella, si mette su famiglia e si hanno figli e molti, formata la coppia, ritengono un passo normale e ovvio il mettere al mondo dei figli. I parenti, alcuni amici, colleghi e conoscenti accentuano la pressione sociale ponendo spesso domande come “E quando il primo figlio?”, oppure con affermazioni come “Beh, a questo punto manca solo un figlio!”.

A volte la pressione arriva proprio dal proprio partner il o la quale, sente in se un grande desiderio genitoriale, ed insiste perché il figlio arrivi e, l’altro genitore, acconsente, più che altro, per quieto vivere. Il condizionamento fa sì che alcuni adulti si ritrovino una creatura tra le mani, impegnativa, a cui dedicare tempo, risorse ed energie senza averne la maturità. Di fatto, non ne erano ancora realmente pronti.

3. Il genitore bisognoso d’amore:

Per riempire un vuoto d’amore. È una motivazione maggiormente femminile. Non riescono a ricevere l’affetto di cui hanno bisogno dal partner e quindi rivestono nei figli tutto il loro carico d’amore. Creano nei figli un rapporto simbiotico e hanno molte aspettative e pretese perché i figli dimostrino e ripaghino dell’amore ricevuto. Sono alla ricerca o nell’attesa di un bacio dai figli, di una parola dolce, si commuovono se i figli dicono loro “ti voglio bene” e si augurano che non lascino mai il nido genitoriale, sperano restino sempre un po’ piccini perché, quando se ne andranno i figli, resteranno nella solitudine emotiva.

4. Il genitore egoico:

Per dare una continuità al proprio nome, al proprio DNA, al proprio sangue. È uno scopo principalmente maschile che spesso ha un senso di gioia e fierezza quando nasce il figlio maschio che proseguirà il passaggio del suo cognome. Desiderio egoisti che non tiene minimamente conto dei figli e cerca solo di appagare un proprio bisogno egoico.

5. Il genitore addestratore:

Per avere qualcuno da “addestrare” o educare come un cucciolo di labrador. Alcuni genitori sentono che potendo modellare dei figli secondo la propria visione, ne riceveranno appagamento. Saranno dei genitori che daranno continuamente ai propri figli indicazioni, correzioni, istruzioni su come comportarsi, su cosa fare e come agire, e su cosa sia vietato, faranno molti sermoni, raccomandazioni e limiteranno molto la libertà espressiva dei figli. Saranno in gran parte condizionanti perché ritengono di avere la verità e di doverla “passare” alla generazione seguente. Non si curerà molto delle aspirazioni dei figli e dei loro sogni.

6. Il genitore necessario:

Per “curare” la bassa autostima. Il bambino piccolo è bisognoso di aiuto, cure e attenzioni e il genitore con questa motivazione si sente finalmente utile e indispensabile per qualcuno. Trova uno scopo nell’essere utile e indispensabile, misurando il proprio valore in base a quanto sia in grado di donare aiuti e servizi. Per i figli tendono a fare ogni cosa, lavano, stirano, gli sostituiscono la carta igienica e le pile del telecomando, fanno addirittura i loro compiti, trattandoli come principini e principessine che non muovono un dito e vengono accuditi in tutto e per tutto. In questo modo i figli avranno sempre bisogno di quel genitore non avendo potuto mai mettersi alla prova ed imparare. Se i figli fossero autonomi, questi genitori perderebbero il proprio scopo non avendo più il ruolo di insostituibili punti di riferimento.

7. Il genitore frustrato:

Per tornare giovani e vivere quella vita sempre desiderata e mai vissuta. Il figlio è un mezzo di rivalsa. Il genitore che avrebbe voluto sfondare nello sport inscrive i figli ad ogni pratica atletico-sportiva incalzandolo a fare sempre meglio e con maggiore passione, il genitore che avrebbe voluto eccellere in qualche materia o nello studio in generale, riversa sui figli l’obbligo di raggiungere voti encomiabili, il genitore che avrebbe voluto divertirsi o che non ha ricevuto quei giochi che tanto desiderava, ricolma i propri figli di mille balocchi. I figli di questi genitori sono costretti a vivere una vita non loro.

8. Il genitore della coppia che scoppia:

Infine vi sono le coppie che hanno un figlio per riallacciare il legame di coppia. Purtroppo, non sanno comunicare, non hanno obiettivi comuni, non riescono a condividere momenti e interessi, e per non dire la parola fine al loro rapporto decidono di fare un figlio per ricreare un legame. Quasi sempre, la difficoltà di crescere un figlio, porta inesorabilmente queste coppie a deflagrare, perché le problematiche aumentano in modo esponenziale e le differenze di coppia si accentuano.

Delle 8 motivazioni, una sola si concentra sui figli i quali sono il fine. Le altre sette hanno uno scopo egoistico ed i figli sono un mezzo.
In tutte le situazioni i genitori avranno comportamenti e atteggiamenti influenzati dalle motivazioni profonde di genitorialità ed il tutto ricadrà sui figli.

E tu? Ti sei mai chiesto/a: perché ho voluto avere figli?

 

Fabio Salomoni