Mi sono accorto che non ho mai trattato il tema della violenza fisica in famiglia. Ogni giorno arriva la notizia di un partner violento nei confronti dell’altra metà della coppia. La sola idea che si possa colpire o ferire fisicamente qualcuno, è così estranea da ogni mia possibile accettabilità, da farmi rimuovere la possibilità che possa accadere.
Eppure è una deprecabile realtà.
Pensa che nella giornata contro la violenza alle donne si sono verificati 2 femminicidi.
Ricevo mail e messaggi di donne che vivono questa impossibile situazione e solitamente le invito a rivolgersi ai centri specializzati nell’assisterle ed accompagnarle nel percorso di salvezza.
Ma non voglio esimermi dall’affrontare questa realtà e mi auguro di poter essere d’aiuto anche in questo caso.
Cos’è la violenza domestica
Un abuso domestico da parte del partner violento ha raggiunto proporzioni enormi, e parliamo di “Abusi fisici”, che comprende ogni atto che infligge danni fisici o che ha l’intenzione di provocarne. Quindi sono compresi gli spintoni, il tentativo di strozzare, i calci, i pugni, gli schiaffi, le percosse in genere, il lancio di oggetti e, ovviamente, l’uso di un’arma. Si tratta di violenza, e di partner violenti!
Se l’abuso verbale porta ad una ferita dell’anima, l’abuso fisico, oltre ad infliggere duri colpi all’autostima, può portare all’omicidio e quindi non può in nessun modo essere sottovalutato.
Gli studi dicono che la violenza viene principalmente perpetrata in casa, prevalentemente in soggiorno o in camera da letto e che, di solito, sono anticipate da litigi, che hanno come argomento prevalente il denaro o i figli.
Partner violento – le fasi della violenza domestica
Con il trascorrere del tempo, con il passare degli anni, la gravità degli abusi fisici aumenta.
Si è visto che hanno tendenzialmente una ciclicità con 3 fasi:
- Nella prima fase nasce e cresce la tensione. L’aggressore nella prima fase trova delle motivazioni che gli creano irritazione. È possibile che in questa fase ci sia una dichiarazione di fastidio, di irritazione, cioè, è possibile che dica di essere arrabbiato per la tal cosa, e quindi la partner tende a cercare di rimediare, cerca di evitare i motivi del contrasto, cerca di andare incontro alle necessità del partner per mantenere uno stato di calma. Anche se ci riesce, è una soluzione momentanea, perché presto troverà nuovi pretesti e poi altri, perché il problema non è ciò che fa la compagna, il problema è lui.
- Nella 2a fase c’è l’esplosione d’ira con l’aggressione. Termina con la diminuzione della tensione che solitamente fa seguito all’aver sfogato la propria frustrazione o rabbia, sull’altra persona.
- Nella 3a fase c’è il rimorso. Dopo l’aggressione c’è un momento di calma apparente. Il partner si rende conto di ciò che ha fatto e spesso si verifica che dichiari il proprio pentimento, chieda scusa, faccia promesse di non ripeterlo più.
Solitamente non è un reale pentimento ma sono le parole che ritiene più adatte per riuscire a trattenere la partner. Ha bisogno della partner. Ogni aggressore ha bisogno della vittima. Senza la partner non ha con chi sfogare le sue frustrazioni.
Mentre si prodiga in scuse potrebbe convincersi di credere veramente a ciò che dice e, il più delle volte, anche la partner, vuole credere alle parole del compagno, e quindi soprassiede a quanto è accaduto: di solito mi dicono “sembra così sincero quando chiede scusa. Piange persino. Ammette che quello che ha fatto è sbagliato, se ne rende conto. Mi giura che non si ripeterà quello che è successo e una parte di me vuole credergli… ma poi ricapita di nuovo e di nuovo e di nuovo”.
Chi subisce violenze domestiche?
Sto parlando al femminile perché nella maggior parte dei casi gli abusi sono contro le donne, e si tratta sempre di partner violenti maschili. Ci sono anche rari casi di violenza contro gli uomini ma sono assai più sporadici.
Alcune statistiche dicono che, prima di chiedere l’intervento della polizia, occorrano circa 30-35 episodi di violenza: sono molti.
All’inizio la compagna tende a credere sia un episodio occasionale, che non si ripeterà e non fa nulla perché la situazione cambi. Poi inizia a pensare di essere la causa e, ancor più in questo caso, non fa nulla perché la situazione cambi.
Teniamo anche in considerazione il fatto che tende a voler credere alle scuse e al pentimento del partner violento, quindi, ci vuole un bel po’ di tempo prima che si renda conto di dover fare qualcosa e di aver bisogno d’aiuto.
Nella maggior parte dei casi sono donne con una bassa autostima; per questo è facile che addossino a se stesse la responsabilità di quanto accade e che cerchino in ogni modo di andare incontro alle esigenze del partner assecondandolo il più possibile.
Alcune donne, invece, sono guidate dall’istinto della crocerossina e trovano uno scopo nel voler aiutare, “guarire”, calmare, il partner che mostra questi comportamenti. Se non ci riescono (e non possono riuscirci non avendo gli strumenti e le competenze per poterlo fare), si addossano la colpa per non essere riuscite ad aiutarlo.
La cosa singolare è che la maggior parte di queste donne, se si chiede loro come giudicano il proprio matrimonio, risponderanno che “a parte i momenti in cui lui si arrabbia, è un rapporto soddisfacente”: si attaccano ai momenti belli e appaganti e rimuovono i momenti di abuso, per poter stilare un resoconto tutto sommato positivo.
Partner violento – come agiscono le donne maltrattate?
Cosa fanno solitamente le donne che subiscono violenze domestiche?
Il primo istinto è di cercare di salvare l’altra persona. Colui che le tratta male, colui che le svaluta, colui che mette loro le mani addosso, ma anche colui che amano.
Cercano di proporre delle soluzioni, anche valide (“fatti vedere da qualcuno”) ma, di solito, ogni proposta d’aiuto viene rifiutata, perché l’altro nega, l’altro minimizza.
Il loro tentativo di salvarlo le consumerà, rafforzando sempre più la posizione del partner come professionista della violenza e indebolendo sempre più la loro posizione come dilettanti del salvataggio.
Cosa fare quando si subiscono violenze domestiche?
- Non pensare che sia colpa tua: tu sei parte del meccanismo ma non sei la causa e, qualunque sia la causa, se lui avesse voluto, avrebbe potuto affrontarla diversamente. La violenza non è la soluzione. E il partner violento non ha scusanti!
- In aereo, quando le hostess danno le indicazioni di comportamento in caso di emergenza, dicono: prima metti la mascherina tu. Il modo migliore per salvare la persona che ami nonostante la sua violenza, è iniziare a salvare te stessa.
Non puoi salvare qualcuno se tu sei in pericolo di vita. Salvati. - Ripetiti che sei brava: brava ad accorgerti che le cose non possono continuare così, brava a deciderti di cambiare, brava ad avere la forza e il coraggio per farlo.
- Il solo modo per aiutare l’altra persona è andartene.
Se stiamo parlando di una persona a cui tieni molto nonostante tutto, un partner con il quale hai condiviso anni di momenti anche belli, la frase più o meno potrebbe essere: “Me ne vado (o te ne vai) ma non è un addio. Se mi dimostri di farti seguire, di seguire un percorso di gestione dell’aggressività o qualunque altro percorso suggerito da chi ne ha competenza, quando avrai terminato il tuo percorso, a piccoli passi, ci riavvicineremo”.
Perché lui dovrebbe cambiare?
Il messaggio dovrà essere che dipende da lui: se come dice, tiene a te e alla vostra storia, cercherà di aiutarti. Se non lo farà, significa che tiene più alla sua rabbia che a te, tiene più alla sua voglia di violenza che a te.
Lascialo solo, lascia che tocchi il fondo. Del resto anche tu hai aspettato a reagire fino a che non ne hai potuto proprio più. Ora anche l’altra persona si dovrà confrontare con se stessa.
Forse lo farà, forse no, non ne abbiamo la certezza, è una possibilità.
Per molti uomini, la motivazione che più li porta ad agire è il desiderio di trattenere la partner. Spesso è il solo motivo che li convince a rivolgersi a qualcuno o a intraprendere un percorso con persone preparate e competenti.
Quasi mai, i partner o i compagni, decidono di recarsi da qualcuno se non c’è una richiesta “ricattatoria” di questo tipo.
Molte donne non comprendono che il modo migliore per aiutare il partner è smettere di aiutarlo, costringendolo a scegliere di aiutarsi da sé, inducendolo a prendersi la responsabilità del proprio futuro.
E se lui non dovesse accettare di lavorare sul proprio miglioramento? Vai per la tua strada e non guardarti indietro. Salvati. Ti assicuro che la vita può essere meravigliosa.
Infine, anche tu dovrai lavorare su di te perché, non di rado, le donne che riescono a fuggire dalle violenze domestiche, trovano altri partner con il medesimo atteggiamento.
Quindi occorre capire cosa, inconsapevolmente, porta a scegliere partner di questo tipo e impegnarsi per il cambiamento personale, perché non riaccada più.
Fabio Salomoni