Il rapporto genitori-figli è complesso e ha bisogno del suo equilibrio. Per questo come genitore devi capire che ci sono momenti in cui stare insieme e momenti in cui non puoi dedicarti completamente a tuo figlio.
Ci sono infatti mamme che mi scrivono poiché vengono cercate dai propri figli incessantemente durante la giornata, e spesso anche la notte.
Stiamo parlando di bambini in età prescolare o che abbiano da poco iniziato la scuola elementare.
Quando leggo queste mail o messaggi facebook, provo un profondo sentimento di tenerezza verso queste mamme che hanno il dubbio su come comportarsi perché, da una parte hanno un’infinità di impegni, scadenze e incombenze e, dall’altra parte, non vogliono deludere i loro figli e sono straziate dal notare che il loro diniego generi frustrazione nella creatura che più amano.
Come sempre, il comportamento di un genitore varia molto a secondo dell’età del figlio. Se ha un anno o due, le richieste di presenza materna dovranno essere ascoltate con maggiore assiduità e sono una priorità. Con l’aumentare dell’età, occorre piano piano incentivare lo sviluppo di una autonomia che si concretizza verso i 6-7 anni.
Questo significa che se ogni tanto il bambino ti cerca e tu gli dici ne non puoi perché sei impegnata, se ha circa 6 anni, anche se lui si offende o si irrita, non stai facendo nulla di male.
Qual è il compito di un genitore?
Uno dei compiti del genitore è proprio insegnare l’autonomia e se non puoi essere sempre presente, nei momenti in cui spieghi la tua impossibilità a giocare con lui, gli stai insegnando che ci sono momenti e momenti, gli stai insegnando ad agire da solo, gli stai insegnando a sopportare e superare una frustrazione.
È molto probabile che la tua spiegazione non lo tranquillizzi. Con ogni probabilità ci resterà comunque male e vivrà una intensa delusione.
Pazienza.
È una fase che deve attraversare e che crea esperienza di apprendimento.
Mano a mano che crescerà sarà in grado di selezionare meglio i momenti in cui chiedere la tua presenza ed i momenti in cui deve organizzarsi da solo.
Capirà e non ci rimarrà più male.
Pensa che ci sarà addirittura un momento dove non ti cercherà più e a rimanerci male, magari, sarai tu e, forse mi scriverai: “Ma perché il mio bimbo (di 13 anni) non mi cerca più?”
Non puoi dedicarti completamente a tuo figlio – Quando spiegarlo al bambino non basta
Un altro aspetto importante è il come si comunica al bambino che tu come genitore non puoi dedicarti completamente a tuo figlio, che hai anche tu le tue cose da fare.
Stiamo parlando di bambini di circa 6 anni, ed i genitori devono accettare il fatto che le spiegazioni sono doverose ma non risolutive.
Sono doverose: il bambino non può ricevere semplicemente dei rifiuti. Al bambino va spiegato con calma e serenità, i motivi che ci vedono impegnati impedendoci di condividere con lui del tempo.
Non sono risolutive: come genitore non puoi però aspettarti che la tua spiegazione venga metabolizzata dal bambino come se fosse un adulto razionale.
La sua è un’età dove si inizia a capire, ma non è che capire significhi anche eseguire. Ti sarai accorta che spesso, le cose, occorre ripeterle più e più volte, con pazienza infinita, ed è parte del processo educativo che un genitore deve mettere in atto.
La danza delle parti tra genitori e figli
Dico spesso che, il rapporto genitore-figlio, prevede una meravigliosa “danza delle parti”.
In questa “danza” ognuno deve mettere in atto i propri comportamenti in base al proprio ruolo.
Quindi il bambino nel richiedere le attenzioni e la presenza della mamma, sta facendo la propria parte:
- sta cercando la tua presenza per essere al centro dell’attenzione
- lo fa per avere la conferma del tuo interesse verso di lui
- ti richiede perché cerca la conferma del tuo amore nei suoi confronti
- ti desidera perché è più comodo se i giochi glieli organizzi tu invece che doversi sforzare da solo.
Lui mette in atto ciò che richiede il suo ruolo, chiedendo la tua attenzione, chiedendoti di giocare insieme più e più volte.
Tu, come genitore, devi fare la tua parte, in alcuni momenti dicendo di sì e condividendo con lui momenti di gioco e amore. In altri momenti momenti invece, dicendo no alle sue richieste, anche se questo comporta che ci rimanga male o si senta offeso dal tuo rifiuto.
I figli devono imparare a giocare da soli
Un figlio, crescendo, deve anche imparare a giocare da solo, deve imparare a divertirsi anche senza la mamma, e tu devi aiutarlo a sviluppare questa capacità. Ma non può riuscirci se tu sei sempre presente. Non lo staresti stimolando in tal senso. Per questo motivo non puoi, e non devi, dedicarti completamente a tuo figlio.
Ribadisco quanto ho già scritto in precedenza: non aspettarti che lo impari razionalmente attraverso una tua semplice spiegazione, non crearti l’aspettativa che lo debba imparare semplicemente dicendoglielo.
Lo apprenderà giorno dopo giorno, sulla propria pelle, e lo imparerà solo se la sua mamma gli permetterà di fare questa esperienza nonostante comporti una sua delusione verso di te.
Sei una brava mamma anche se non puoi dedicarti completamente a tuo figlio
Se ha circa 6 anni e non puoi giocare con lui perché sei impegnata in qualcosa di importante, questo non ti colloca tra le madri snaturate. A meno che tu non sia una mamma che si rifiuta sempre di giocare con il proprio figlio, perché c’è sempre qualcosa di importantissimo da fare.
Stai tranquilla.
Sono convinto che non sia questo il tuo caso e quindi, quelle volte che hai delle motivazioni valide per non assecondare le richieste del tuo piccino, non fartene un cruccio: stai comunque insegnando qualcosa di importante, stai educandolo.
È impensabile che tu corra ad ogni sua esigenza, significherebbe educare e crescere un mammone dipendente da te. Fino a quando pensi di poter rivestire questo ruolo svolgendolo così?
Lui è una tua priorità e, se puoi, ci sei con tutto il tuo amore, ma se non puoi, ed è naturale che ci siano situazioni di questo tipo, a 5 o 6 anni, attraverso il tuo no, lo aiuti ad imparare che non puoi sempre esserci e non è una scelta d’amore ma una condizione dettata da impegni e necessità.
Stai serena.
Il tuo “come fargli capire che…”, domanda che spesso mi ponete, la capisco, comprendo la vostra necessità.
Anche tu, come molti genitori, sei alla ricerca della frase magica che risolva i problemi?!
Una frase che dia a te la possibilità di ottemperare ai tuoi impegni e che faccia in modo che tuo figlio non ne soffra e sia sempre allegro e felice?!
Ma purtroppo questa frase magica non esiste!
La frase magica sei tu
La frase magica sei tu, con la tua pazienza quotidiana, che giorno dopo giorno educa e lo accompagna nel costruire il suo crescere.
È il tuo accettare che il tuo compito come genitore non è di soddisfare ogni sua esigenza o richiesta, ma consiste nel farlo crescere, migliorare ed evolvere.
Accompagnarlo ad attraversare le tappe della crescita costa fatica e impegno da parte tua e costa qualche delusione da parte sua. Pazienza.
L’importante è fare tutto con amore.
Fabio Salomoni