Mariti che non aiutano: mi capita spesso di ricevere e-mail di diverse mogli, partner, compagne che si lamentano dello scarso aiuto del marito, partner, compagno per le faccende domestiche e non solo.
Cerchiamo di capire quali possono essere i motivi che spingono molti uomini ad agire così, tenendo conto che, il tuo partner è: una brava persona che purtroppo, spesso o talvolta, agisce diversamente da come ti aspetti.
Perché il tuo partner non collabora in casa?
Ci sono diverse motivazioni che lo portano a non darti quell’aiuto che ti aspetti da lui:
- una prima motivazione la possiamo trovare certamente nel fatto che potrebbe essere nato e cresciuto in una famiglia dove sua madre si occupava di tutto ciò che riguardava la casa e suo padre quando rientrava dal lavoro, trovava tutto pronto e preparato ad accoglierlo. Non è giusto? Sì, hai ragione, è vero.
I tempi sono cambiati? Si, hai ragione.
Non possiamo però scordare che per diverse migliaia di anni è andata così e solo negli ultimi cinquant’anni le cose hanno iniziato a cambiare e può essere che consideri normali ed ovvie le dinamiche famigliari nelle quali è cresciuto.
Non sto dicendo che sia giusto, sto solo indicando che la motivazione potrebbe essere questa e, se è così, occorre mettere in atto una lenta rieducazione. - altra motivazione (che la maggior parte delle donne non considera e forse neppure sa che possa essere un’eventualità) potrebbe essere che “lui” stia considerando il tutto secondo la mentalità maschile dell’approccio alle difficoltà e ai problemi. Seguimi.
L’approccio maschile al bisogno d’aiuto
Tendenzialmente, l’uomo è condizionato dal Testosterone.
È l’ormone del rivaleggiare, della voglia di primeggiare, della forza. L’uomo, per sentirsi tale, deve sentire di essere in grado di farcela e deve riuscirci da solo. Se non ci riesce, e da solo, vive un’elevata frustrazione poiché non si sente all’altezza, si sente un incapace, e se è incapace si sente inutile e, se è inutile, non è un vero uomo.
Gli uomini non vogliono essere aiutati (a meno che non lo chiedano espressamente) e ricevere un aiuto viene vissuto come una sconfitta.
Per questo il tuo partner decide di metter mano da solo all’impianto elettrico o al tubo del lavandino, senza chiamare l’elettricista o l’idraulico, causando black-out o allagamenti. Ecco perché non chiede indicazioni ai passanti quando si perde.
Quando un uomo svolge un compito, coloro che lo stimano ed hanno fiducia in lui, attendono che metta in campo tutte le risorse in suo possesso per venirne a capo. Quando ci sarà riuscito, avrà confermato a sé e agli altri di essere all’altezza.
Da un punto di vista maschile, se qualcuno gli dà una mano senza che lo abbia richiesto in modo diretto, significa che non è ritenuto all’altezza, non è ritenuto sufficientemente in gamba ed è una mortificazione per il suo ego.
Quindi, difficilmente un uomo si propone di dare una mano senza che gli venga fatta una richiesta esplicita d’aiuto perché se, l’amico, il collega, il conoscente non chiede aiuto, significa che è in grado di sbrigarsela da solo e vuole farcela da solo dimostrando di saperci fare.
So benissimo che per la maggior parte delle donne, tutto questo è pura follia.
L’approccio femminile al bisogno d’aiuto
Per la maggior parte delle donne, dare una mano è semplicemente un atto d’amore.
Nel pensiero e nell’atteggiamento femminile, aiutare è un atto doveroso che comunica “tengo a te e te lo dimostro dandoti una mano, aiutandoti”. Nell’approccio femminile alla vita, dare un aiuto significa prendersi cura dell’altro ed è uno dei modi attraverso i quali si comunica il proprio amore.
Purtroppo, istintivamente, anche gli uomini hanno l’obiettivo di dire “tengo a te” ma con il comportamento opposto, cioè “tengo a te dimostrandoti la mia fiducia nelle tue capacità di agire in autonomia”.
Capisci che, se uno è dominato da questo filone di pensiero e la partner è dominata da una finalità differente, è molto probabile che ci siano “aspettative infrante” e delusioni per entrambi.
Se qualcuno offre ad un uomo (sto generalizzando) un aiuto non richiesto, è molto probabile che questi lo considererà come una mancanza di fiducia nei suoi confronti ed un tentativo di svilirlo e tenderà a rifiutare l’aiuto se non addirittura a prendersela a male.
Al contrario, una donna che riceve un aiuto non richiesto si sente amata e considerata.
L’uomo deve contribuire, non aiutare la partner
Da tutto questo sorgono 2 problematiche:
- Molte donne si aspettano l’aiuto del partner, danno per scontato che arrivi e quindi NON chiedono aiuto (ma per gli uomini se non c’è una richiesta esplicita è meglio non intervenire)
- Poiché per le donne, dare una mano e contribuire sono segnali d’amore e interesse verso l’altra persona, quando non ricevono l’aiuto che si aspettano traggono la conclusione che il partner non tenga a loro (in realtà dimostra di tenerci ma da un punto di vista maschile e quindi agendo nel modo opposto).
Errori da non commettere quando si chiede aiuto al partner
Tutte le volte che tratto questo argomento mi viene detto: “Ma io glielo chiedo!! È solo che lui non si muove ugualmente!!!” e allora, con ogni probabilità, stai chiedendo nel modo sbagliato.
Spesso vengono commessi 3 errori:
1 – chiedi aiuto in modo diretto
Potrebbe essere che non ti aiuti perché non glielo chiedi in modo diretto ed esplicito.
Immagina che ci sia un gruppo di amiche a cena a casa di una di loro. Una delle presenti dice “Ci sarebbe da prendere l’olio in cucina”. È molto probabile che una delle amiche si alzi e vada in cucina e prende l’olio. Non è stata fatta una richiesta diretta, ma tra donne ci si intende.
Peccato che per la maggior parte degli uomini, le frasi indirette hanno solo uno scopo informativo. “Ci sarebbe da dare una rinfrescata ai muri della sala” per molte donne significa dire al proprio partner che dovrebbe acquistare pittura e pennelli e organizzarsi per tinteggiare. Pare ovvio, se lo dice a lui, significa che sta dicendo A LUI di provvedere.
Per l’uomo non è così. Ciò che arriva al cervello di lui è semplicemente una constatazione della situazione “ci sarebbe bisogno di dare una rinfrescata ai muri della sala, ah, adesso lo so”. Chi lo debba fare, quando e in che modo, sono informazioni che non sono presenti nella frase indiretta quindi non lo riguardano.
La frase indiretta è, per la maggior parte degli uomini, così vaga che dicono tra sé e sé “Ah sì? Ci sarebbe bisogno? Ok, buona a sapersi…” ma non agiscono perché non si sentono chiamati in prima persona.
La maggior parte delle donne sono così abituate e trovano così normale fare le richieste indirette, che quando mi dicono “Ma io glielo chiedo!!” sono convinte di farlo ma nella realtà, molto spesso, la loro non è una reale richiesta: “Occorre apparecchiare”, nessuna richiesta. “Ci sarebbe da stendere il bucato”, nessuna richiesta. “Sarebbe bello uscire a cena”, nessuna richiesta.
2 – Agire su richiesta, vale
Altro problema molto importante: poiché nella maggior parte delle donne, il dare una mano, l’essere collaborativa, aiutare anche se non viene richiesto in modo diretto ed esplicito, è istintivo, si aspettano che i partner facciano la stessa cosa come segno di interesse, come dimostrazione di tenere a loro.
Quindi la maggior parte delle donne NON chiedono una mano anche se sanno di aver bisogno d’aiuto. La frase tipica del pensiero femminile è: “Se devo chiedere che mi aiuti, allora NON vale più”.
Non vale più, perché? Perché non devo riconoscere un impegno dopo che è stato richiesto?
Non vale perché non è stato istintivo? Io la penso al contrario: se una persona fa una cosa istintivamente non gli costa nessuno sforzo. È automatico. Se invece fa una cosa andando OLTRE il proprio istinto, credo sia da encomio perché è necessaria una intenzionalità.
Mettiamo il caso che ad uno dei 2 partner faccia piacere andare al mare e l’altro preferisca andare in montagna. Se quest’ultimo, intenzionalmente accetta di andare un fine settimana al mare per il piacere di andare incontro ai desideri del/la partner, non ha un merito maggiore rispetto a chi fa lo stesso gesto senza alcuno sforzo?
Quando rientro in casa, preferisco che figli e moglie mi dicano ciao e poi ognuno riprenda le sue cose, lasciandomi rincasare tranquillo. Quindi, istintivamente, quando rientra mia moglie io sarei portato ad avere questo comportamento nei suoi confronti. Se non fosse che a lei invece faccia piacere, quando rientra a casa, che io le vada incontro e le dia un bacio e un abbraccio di bentornato. A me non viene istintivo, ma poiché so che le fa piacere, quando torna lascio le mie occupazioni, vado da lei e lo faccio. Ha dovuto dirmelo, io non lo avrei mai immaginato perché io ho aspettative e necessità diverse. Non mi viene istintivo, lo faccio perché so che le fa piacere e mi attivo e, a mio avviso, è meritevole più delle cose che vengono fatte d’istinto senza pensarci.
3 – Attenzione al tono che utilizzi per chiedere il suo aiuto
Se una donna decide di fare una richiesta al proprio partner per ricevere una mano e di farla in modo diretto, molto spesso il tono è spazientito e di rimprovero.
Il tono è di rimprovero ed è spazientito perché secondo la partner, lui avrebbe dovuto capire che c’era bisogno di dare una mano e se non ha agito è per disinteresse nei suoi confronti. Quindi, a quel punto, la richiesta ha il tono di chi non ne può più.
Purtroppo, quando la richiesta ha il suono della pretesa, la maggior parte degli uomini si irrigidisce e si oppone.
Come ti ho già detto, il mondo maschile è dominato dal testosterone e quindi dall’ego. Se la tua richiesta ha il tono dell’imposizione, nella sua testa scatta la frase “Chi sei tu per obbligare me a fare una cosa? La faccio se decido di farla, non perché me lo ordini!”.
Quando gli scatta questa frase nella testa, si impunta come un bambino capriccioso e non vuole sentire ragioni.
Come chiedere aiuto al proprio partner?
Quindi per avere la sua collaborazione è sufficiente chiedere il suo intervento, farlo in modo diretto e con tono amichevole… ma si può fare ancora di più!
L’uomo, fortemente condizionato dal testosterone e dal bisogno di essere forte, utile, necessario, si vorrebbe vedere e sentire come quell’eroe che salva la sua amata CHE CHIEDE AIUTO per essere salvata dal drago sputafuoco, oppure quel Superman che arriva con il suo mantello svolazzante e salva la sua amata dal cattivo di turno.
Quando l’uomo riesce a svolgere questo ruolo, si sente un grande, si sente utile, si sente felice ed è soddisfatto.
Nel mondo maschile la richiesta d’aiuto è: “Sono in difficoltà, ho il problema X, HO BISOGNO DEL TUO AIUTO, potresti fare Y?”.
Questa frase ha 4 concetti fondamentali ed indispensabili che fanno breccia nella maggior parte degli uomini:
- “Sono in difficoltà”: questa frase accende l’istinto del “salvatore” che alberga nella maggior parte degli uomini perché se lei è in difficoltà e lui la salva, l’uomo si sente d’aver realizzato il proprio scopo.
- “ho il problema x”: sapendo che il cervello maschile opera in modo lineare “problema-soluzione” in questo modo si agevola la sua comprensione della situazione che si sta vivendo.
- “Ho bisogno del tuo aiuto”: dice al proprio partner che lui è proprio indispensabile. Lui è proprio quel cavaliere sul suo destriero bianco. Lui è proprio quel super eroe con la tutina blu e rossa e la S sul petto. In qualche modo fa arrivare il messaggio “senza di te sarei in difficoltà. Meno male che ci sei!”. Questo attiva l’ego maschile che si sente indispensabile e quindi percepisce che il suo intervento farà la differenza. Si sente realmente utile e questo favorisce la sua attivazione a collaborare
- “potresti fare la “cosa Y”? espressa come domanda: “potresti” non è un obbligo, nessuno te lo impone, se ti va, se te la senti.
Quando ad un uomo imponi di fare qualcosa è facile che gli si attivi (come agli adolescenti, lo so) l’opposizione. Ma se invece del “devi” ci metti il “potresti”, agire diventa una sua libera iniziativa ed è molto più probabile che dica tra sé e sé “ok, lo faccio”. Inoltre, dicendo “potresti fare la tal cosa?” esprimi in modo chiaro e diretto che è lui a dover fare quella certa cosa e non è una frase indiretta.
La reazione del partner che accetta la tua richiesta a collaborare
A questo punto sarà molto più probabile che accetti di collaborare aiutandoti.
Lo farà dimostrando gioia? NO.
Spesso lo farà sbuffando o borbottando frasi come: “Senza di me qui tutto si ferma” oppure “mai un momento di pace!”.
Perché fa così? Perché vuole poter fare la ruota del pavone e ricevere la lusinga di chi gli riconosce che in effetti è stato un grande ad intervenire salvandola dal drago sputafuoco o dal cattivo di turno. Vorrebbe che tu gli dicessi “Eh sì, sei il mio eroe”.
E quando ha finito dando l’aiuto che ti aspettavi? Lodarlo, ringraziarlo, dirgli quanto sia stato prezioso. Perché farlo? Perché la prossima volta sarà ancora più contento di poter essere d’aiuto salvando la propria amata dalla difficoltà insormontabile.
L’esperienza accumulata con moltissime coppie in questi anni, mi fa prevenire l’osservazione che a questo punto la maggior parte delle donne vorrebbe farmi: “Ma davvero io dovrei chiedere il suo aiuto con questi accorgimenti? Ma non è infantile?” NO, non è infantile. È agire conoscendo i processi mentali della maggior parte degli uomini.
Oltretutto, tu non DEVI fare proprio nulla. Lo fai se ritieni che sia utile per te ricevere quell’aiuto di cui spesso ti lamenti.
Ti invito a non giudicare come infantile o qualunque altro aggettivo, il modo di pensare maschile e le reazioni maschili. Non sono altro che ciò che sono, né meglio né peggio. Sono solo diverse. Potrei parlare per ore di atteggiamenti istintuali femminili che se raccontati e riferiti agli uomini parrebbero follie pure e invece no, non sono follie, sono solo modi differenti di considerare le cose e di agire.
Per andare d’accordo ed essere felici in coppia occorre avere rispetto delle differenze senza la tracotanza del giudizio.
Fabio Salomoni