Oggi tratterò un tema importantissimo: la ribellione dell’adolescente. Di recente ho letto una frase che ho sentito perfettamente calzante: “Gli adolescenti non si ribellano ai genitori, si ribellano all’autorità dei genitori”.

Spesso ricevo richieste d’aiuto di genitori che hanno continui scontri con i propri figli e, alcuni, sono convinti di essere odiati e detestati da quel ragazzo o ragazza che, fino a poco tempo fa, erano dei teneri cuccioli mansueti e pieni d’amore.

La ribellione dell’adolescente: il genitore pretende di gestire i figli

Se, fino a ieri, eri tu a decidere a che ora doveva andare a letto, come si doveva vestire e cosa doveva mangiare, con il trascorrere degli anni si riduce sempre più la nostra capacità di imporre ai figli la vita che devono condurre.

Quella che esercitavamo quando erano piccini è manipolazione.
Una sana, corretta ed opportuna manipolazione per fare in modo che crescano secondo determinate regole e al sicuro.

Più crescono e meno puoi esercitare questo tipo di controllo.
Gli va stretto, si sentono controllati, sotto pressione e hanno il desiderio di sfuggire da quello che sentono essere una dittatura genitoriale orchestrata contro di loro.

Non mi sto riferendo a comportamenti illeciti o altamente lesivi verso sé stessi o altri che rivelano una profonda sofferenza e per i quali occorre un intervento attento e specialistico; mi riferisco a tutti quei comportamenti di insofferenza che spesso gli adolescenti mostrano verso l’autorità genitoriale.

Occorre comprendere che i figli che creano problemi perché rifiutano di sottostare al controllo genitoriale come quando erano bambini, che non fanno più quello che vuole il loro papà o la loro mamma, che non agiscono secondo i tempi che gli adulti si aspettano da loro, che si oppongono e polemizzano spesso, sono sani.

Opporsi al genitore è sano

Il figlio che contrasta l’autorità genitoriale è un figlio sano perché, attraverso il suo atto di ribellione verso l’adulto, sta costruendo la propria personalità, la sta rafforzando, si sta misurando per formare una identità forte che gli consentirà di vivere nel mondo degli adulti.

Se lo scopo di un genitore è quello di crescere figli sereni e sicuri di sé, pronti per affrontare il resto della loro vita una volta adulti, dobbiamo renderci conto che non è il figlio che si oppone all’autorità ad essere un problema, ma, al contrario, lo è un figlio totalmente succube e remissivo, senza punti di vista propri e idee personali, che non controbatte mai, che non difende le proprie posizioni.

Il figlio succube non crea problemi ai genitori i quali hanno vita comoda, ma non sta crescendo e quindi, quando sarà adulto, diventerà un problema vero perché non avrà formato una propria personalità e, con ogni probabilità, non avrà imparato ad affermarsi.

Sarà un figlio che si affida.

Sarà un figlio che affida la propria vita ad altri.

Se questo avverrà, sarà una sconfitta del ruolo genitoriale, perché avremo favorito la crescita di un’ombra dipendente dal papà e dalla mamma.

La ribellione dell’adolescente: i genitori non vogliono problemi

È chiaro che un figlio che non controbatte, che dice sempre sì, che non esprime mai dissenso e asseconda ogni volontà genitoriale, crea meno problemi  di conflittualità quotidiana e rende la vita apparentemente più semplice.

Hai mai sentito il detto: “Figli piccoli problemi piccoli, figli grandi problemi grandi”?

A cosa fa riferimento? A questo.
Quando hai a che fare con figli piccoli i problemi sono tutto sommato semplici perché il genitore ha in gran parte il controllo delle decisioni e delle azioni, e quindi delle conseguenze. Il genitore stabilisce le regole e le sanzioni e se il bambino trasgredisce alle regole, il genitore sanziona mantenendo tutto negli argini del controllo. Ma, quando hai a che fare con un adolescente che vuole ribellarsi all’autorità, il genitore stabilisce le regole e il figlio le trasgredisce, il genitore lo sanziona e il figlio non rispetta, rifiuta o contrasta la sanzione che diventa difficile da applicare. Sempre più spesso ci si trova coinvolti in una battaglia negoziale.

Ecco perché i genitori si lamentano del rapporto con il figlio adolescente. Perché si rifiuta di restare sotto il nostro controllo.

I genitori non vogliono problemi.
Ne abbiamo già tanti: il lavoro, lo stress, i soldi che non sono mai sufficienti, i nostri genitori che invecchiano, i primi acciacchi che si fanno sentire… e la lista potrebbe essere chilometrica.
Almeno a casa, vorremmo pace e serenità.

Quindi, la maggior parte dei genitori preferirebbe avere dei figli moderati che non creano problemi di conflittualità.

Se avviene, i genitori se la godono, si pasciano godendo della propria tranquillità.

Come vuoi che sia tuo figlio?

Spesso, in aula, chiedo ai partecipanti di rispondere a questa domanda: “Se potessi scegliere le caratteristiche di un figlio che avrà una vita appagante e felice, come vorresti che fosse?”

Le risposte sono più o meno sempre le stesse: sveglio, sereno, determinato, che sappia rialzarsi dopo le difficoltà, espansivo, etc. eppure, molti genitori, per come si comportano, stanno portando i figli in direzioni differenti perché, se i figli mostrano di essere dipendenti, gli adulti ne sono appagati, perché hanno ancora il controllo.

Il genitore che vuole il controllo su un adolescente, non sta pensando al bene del figlio ma sta soddisfando il proprio bisogno di contare, di essere ancora importante.

Da una parte si desidera che crescano “disciulati” (forma dialettale per dire smaliziato, scaltro) ma, al lato pratico, li si educa perché appaghino il bisogno degli adulti di essere ancora importanti punti di riferimento.

Quante volte ho sentito genitori dire:

“Cosa faresti senza di me…”
“Lascia, faccio io, tu non sei ancora capace…”

Tutte espressioni per affermare che siamo ancora al centro, che siamo ancora importanti. Peccato che, il vero leader, non dovrebbe avere bisogno di affermare a parole la propria leadership. Lo sarebbe e basta. Gli altri lo sentono che è una presenza trascinante e di riferimento. Coloro che hanno bisogno di continuare a farlo notare agli altri, stanno cercando di convincersene e di convincerli.

“Io ancora conto!”
“Io ancora valgo”

Io, adulto e tuo genitore, sono e voglio continuare ad essere, per te, mio figlio, Dio.

Questo ruolo gratifica molti genitori, li appaga, sentono di avere un ruolo importante e quindi di dare un senso al proprio agire e, se i figli crescono, perdono tutto questo.

La ribellione dell’adolescente: l’adolescente deve ribellarsi

Mi preoccupo quando un genitore di un figlio adolescente mi dice “Ah, guardi, io ho un figlio d’oro, che non mi dà mai un problema, dice sempre sì e fa tutto quello che gli chiedo…”

Comprendo il suo punto di vista ed in effetti non stanno avendo alcun problema, nell’immediato.

Sì, non hanno problemi… ma è un problema.

Perché, per quieto vivere loro, dei genitori, non stanno svolgendo il compito genitoriale di permettere al figlio quell’emancipazione indispensabile per il passaggio da bambino ad adulto.

È più facile ma non è la cosa giusta per i nostri figli.

Con ogni probabilità a questo punto starai pensando ad una di queste 3 frasi:

  1. Si, ho capito, ed in effetti è così
  2. Tutte cialtronate! Provaci tu ad aver a che fare con mio figlio quando vuole fare tutto di testa propria
  3. “Eh, belle parole, ma è difficile”

o magari un mix delle tre frasi.

Come fare a riuscire a convivere con questa necessità di “ribellione” dei figli alla nostra autorità di genitori?

Lavorando su di noi, comprendendo la loro natura, avendo consapevolezza delle nostre “ferite” che spesso governano le nostre azioni, aggiustando le convinzioni disfunzionali.

Non è rapido, ma è il modo migliore per accompagnare i nostri figli lungo il loro percorso di crescita ed è il mio compito aiutarti a farlo.

 

Fabio Salomoni