Cosa rende grande il talento? Michail Baryšnikov, un talento della danza. Kenneth Branagh, un talento della recitazione. Giovanni Allevi, un talento della musica. Cristiano Ronaldo, un talento dello sport.

Andando allo stadio, in teatro, al cinema, li hai potuti ammirare, ti hanno fatto esultare, piangere, commuovere, esaltare, hanno saputo pizzicare le corde profonde dell’animo. Talenti.

Eppure, definirli tali, è un insulto alla loro professionalità. Seduti tra gli spettatori, vediamo solo ciò che viene illuminato dalla luce intensa dei riflettori. Sentiamo lo scroscio di tante mani che li applaudono inviando loro baci di gratitudine. Vediamo il loro inchino accogliendo gli onori, scorgiamo l’intensa soddisfazione nei loro occhi, leggiamo i loro nomi sui giornali e li sognamo, ricchi e famosi.

Tutto vero, ma è solo la sottile buccia del frutto.

Ma cosa rende grande il talento?

Non andiamo a vedere l’atleta che corre per chilometri, i suoi innumerevoli scatti, le ore in palestra a sollevare pesi inauditi. Non scorgiamo le ore trascorse alla sbarra, ripetendo all’infinito Pliè ed Arabesque, gli innumerevoli Brisé, sino a non sentire più i muscoli delle gambe, ma sentendo benissimo il dolore alle ginocchia.

Non vediamo le ore trascorse a ripetere il testo per memorizzarlo, gli esercizi per la voce e la respirazione, le prove per le giuste intonazioni, la cura maniacale per un sopracciglio che si alza al momento giusto dando intensità alla scena.

Le ore trascorse sfiorando i tasti del proprio strumento, sino a sentire le dita gridare basta, e accorgersi che si trascorre gran parte della giornata avendo in testa solo note musicali e spartiti.

Ecco quindi cosa rende grande il talento!

Altrimenti il talento è solo una qualità potenziale. La lista di meravigliosi talenti che sono terminati nel dimenticatoio è infinita. Hanno creduto che fosse sufficiente accontentarsi della scinttilla che il buon Universo aveva instillato in loro.

Ma la vita non è così. Se ti regalano un mazzo di fiori e dopo aver detto grazie a chi te ne ha fatto dono, li lanci in malomodo da qualche parte, da quella persona non riceverai altri doni.

Allo stesso modo, se non lucidi con cura la preziosa superficie dorata dei tuoi talenti, questi si opacizzeranno. E li sprecherai. Ed è molto deludente, per un talentuoso, vedere persone con meno capacità, andare più avanti.

Sì, perché colui che ha meno talento, con il duro lavoro, con la determinazione, con la passione, può ottenere risultati strepitosi. Duro lavoro e talento insieme… danno il fuoriclasse eterno.

Da diversi anni tengo corsi di crescita personale. La gente mi vede sul palco, mentre intrattengo il pubblico, mentre spiego in modo semplice argomenti apparentemente complessi: sembro nato per questo. Ma ricordo bene il primo corso tenuto.

Pochi spettatori, la voce che gestiva i miei stati d’animo, le mani che si muovevano impacciate. Alcuni partecipanti che mi videro in quell’occasione stentarono a riconoscermi anni dopo ad un altro mio corso.

Cosa c’è dietro il cambiamento?

Ore a provare davanti allo specchio, cura precisa di ogni argomento in aula, tanti corsi frequentati di “parlare in pubblico” (non 1, tanti!), tanto denaro investito nella mia formazione, ore ad osservare i grandi speaker internazionali, come si muovono, come parlano, come usano le espressioni del viso.

Quando mi sento dire “…ma tu sei portato…” sorrido e penso “Sì, sì… bravo… credici!”.

In una intervista Sergio Castellitto ha detto: «Il talento non basta, per recitare ci vuole coraggio». Questo è un’altro aspetto fondamentale. Perchè per dare lustro al proprio talento, devi fidarti di dove ti porterà.

Devi credere in te, nelle tue capacità e nelle tue possibilità. Un mio caro amico, con un gran talento musicale, suonatore di Sax, ore trascorse a solfeggiare, litri e litri e litri di aria soffiata nel suo strumento, la passione che gli ardeva con vigore… e quando Zucchero Fornaciari gli chiese di far parte del suo gruppo in Tour… rifiutò.

Il treno è passato nella sua stazione, e non ha avuto il coraggio di salirci.

Attenzione quindi a sminuire dietro la semplice affermazione “vabbè, ma quello ha talento” la meritata corsa verso il successo. Attenzione a credere che la mancanza di talento (da vedere poi se sia reale o presunta) sia motivo sufficiente per arrendersi.

Se questo è il tuo caso, verso ciò che vuoi raggiungere, come hai capito, con il duro lavoro riuscirai a soppiantare molte persone che hanno gettato alle ortiche il proprio talento adagiandosi sugli allori.

Fai una lista dei tuoi talenti. E poi lavoraci, affinali, impreziosiscili, falli risplendere, ed anche la fatica ed il sacrificio, ti accorgerai, appariranno meno gravosi.

 

Fabio Salomoni