Empatia con i figli: come fare? L’articolo di oggi è dedicato al come riuscire, con dei figli pre-adolescenti o adolescenti, a creare un contatto riuscendo ad essere in empatia con loro.

Cosa significa empatizzare? Significa mettersi nei panni dell’altra persona comprendendone i pensieri, riuscendo a porsi, immaginarsi, sentirsi, nella parte dell’altra persona.

Essere empatici con i figli significa riuscire a fare un’operazione di immedesimazione che ci permette di comprenderli al meglio e di essere da loro percepiti come “vicini”.

Come cambia l’empatia con i figli?

Quando i figli sono piccoli, la loro apertura verso i genitori è senza filtri e, per un genitore, è più semplice intuire, capire, immaginare, intendere.

Crescendo, sviluppano una maggiore necessità di autonomia e privacy che limita la trasparenza e quindi è più difficile entrare in sintonia con loro.

Una prima cosa che dobbiamo dire è che, se questo avviene, è perché i figli hanno bisogno di prendere una distanza maggiore rispetto a prima dai genitori, rispetto a quando erano piccini.

Questo bisogno dei figli comporta che ci diranno meno di prima ed è naturale, ma non vuol dire che dobbiamo disinteressarci di loro abbandonandoli al proprio destino, perché stiamo parlando di pre-adolescenza/adolescenza, stiamo parlando di fanciulli/e che non sono ancora degli adulti fatti e finiti e, anche se hanno l’esigenza di staccarsi dai genitori, non sono ancora in grado di essere totalmente autonomi.

3 motivi per avere empatia con i figli?

Perché un genitore dovrebbe avere empatia con i propri figli? Per 3 motivi principalmente:

  1. per poter intervenire ed essere d’aiuto in caso di bisogno, cogliendo tra le righe, riuscendo ad andare oltre il loro “detto” o “non detto”
  2. per mantenere un contatto, un ponte comunicativo, per non permettere un allontanamento eccessivo 
  3. per alleviare l’ansia genitoriale che comunque ha bisogno di avere ancora una porzione di controllo su ciò che accade e su ciò che stanno vivendo i figli

2 problemi di chi è molto empatico con i figli

Molte mamme sono cintura nera di empatia. Sanno leggere tra le righe, sanno capire anche ciò che non viene detto, in poche parole “sentono”.

Sentono ciò che provano i figli, si immedesimano nel loro stato d’animo e ne sono coinvolte. Questo permette di essere li, pronti a soccorrere, ad aiutare in caso di bisogno. Tutto questo è meraviglioso ma porta a 2 problemi:

  1. questo meraviglioso sesto senso, essere tanto empatici con i figli, tanto utile e tanto rassicurante, porta a immaginare e ipotizzare molto, porta a formare la convinzione d’aver già capito tutto ma, molto spesso, ci si sbaglia.
    Attenzione: magari avverti in modo corretto la sua preoccupazione, ma poi tu ti fai il film sul perché di quella preoccupazione e spesso questo porta a fraintendere, ad agire o a dire parole che sono sbagliate.
  2. problema di molte persone che sono particolarmente empatiche è che, essendo un qualcosa che gli viene naturale, si aspettano che gli altri siano empatici nei loro confronti.
    Spesso le persone empatiche hanno l’aspettativa di una empatia a doppio scambio: “Io ti sento e tu mi dovresti sentire…”. Questo è spesso legato al discorso dell’amore: “Io ti sento perché ti amo, quindi se tu non mi senti, non tieni a me e non mi vuoi bene abbastanza”.

Non c’entra nulla con l’amore.

Nel bisogno dell’adolescente di staccarsi dai genitori sarebbe inopportuno se mantenesse un elevato legame empatico con la mamma, e probabilmente gli impedirebbe di sviluppare una elevata empatia con i suoi amici, con la tribù.

A causa di questa situazione che si viene a creare, molte mamme vivono nella frustrazione “non mi vuole bene, non tiene a me”; non è così, sta solo crescendo e sta compiendo i passaggi necessari a questa crescita da bambino ad adulto.

Il bisogno di fuga dall’empatia genitoriale

L’essere in empatia con i figli è lo strumento attraverso il quale molti genitori sentono di avere ancora un contatto con loro e, come ho detto prima, è una conferma del legame che ancora c’è ed è presente. Ma, come avrai già intuito, più il genitore è empatico e più l’adolescente ha la necessità di fuggire, di allontanarsi, di uscire dalla sua “sintonizzazione” e questo bisogno cresce con l’aumentare degli anni.

Se, il bisogno di allontanarsi dai genitori, lo ha solo in parte a 11 anni, lo ha moltissimo a 16 anni perché a quell’età non si vuole più, in genere, essere ancora sotto il “controllo”, anche emotivo, sensoriale, dei propri genitori.

In questa situazione, molti genitori con grandi capacità empatiche, restano confusi e ti spiego perché: si immedesimano nel “sentire” dei figli, sentono ciò che i figli sentono grazie all’empatia e alla sensibilità che hanno nei loro confronti ma, quando confidano ai figli le proprie percezioni, quando cercano di intervenire a seguito delle proprie sensazioni, i figli sostengono a gran voce, con forza, spesso in modo altamente convincente, che i genitori si sbagliano e non hanno capito nulla.

Questi genitori, tanto empatici con i figli, restano lì un po’ confusi perché, da una parte sono convinti di aver intuito correttamente ma, a quanto pare, si sbagliavano.

Questo li lascia sbigottiti perché fino a qualche anno prima, quel che sentivano era poi confermato e ogni intervento era puntuale e azzeccato.

Desidero rassicurare i genitori particolarmente empatici con i figli: il vostro radar, con ogni probabilità, non si è guastato. È solo che i figli lo stanno vivendo come “invadenza” nella loro vita, nella loro privacy, quindi occorre che facciate un passo indietro.

Genitori-amici per un nuovo rapporto empatico con i figli

Gli adolescenti sentono il bisogno di legarsi sempre più agli amici e di staccarsi sempre più dal rapporto genitore-bambino ed è facilmente comprensibile.

A questo punto, molti genitori che si sentono orfani del precedente rapporto empatico con i figli, per mantenere un ruolo prioritario nella loro realtà quotidiana, cercano di assumere il ruolo di “amico”.

È un grande errore

I genitori devono fare i genitori, non gli amici, proprio perché i figli devono potersi staccare da noi per poter diventare adulti.

Se i genitori impediscono il distacco, stanno impedendo ai figli di crescere.

Cosa significa evitare di essere amici dei figli? Significa che ci può anche essere confidenza, ma non la confidenza che possono avere con i loro coetanei ai quali racconteranno certamente di più e nel dettaglio, perché quel che vive uno lo stanno vivendo anche gli altri, più o meno nello stesso momento della vita.

Non sto dicendo che se loro seguono una serie televisiva che a te piace, non te la devi guardare anche tu: ci mancherebbe. Ma non è possibile che ogni proposta giovanile venga accolta dai genitori che hanno 20 o 30 anni di più come fighissima e straordinaria.

Ci sono genitori che fanno le proprie confidenze ai figli proprio come se fossero i loro amici. Certo, mi piace che i figli vengano informati, in modo generico, che non siano necessariamente all’oscuro (poi dipende: di cosa si sta parlando e dell’età dei ragazzi) ma quando i genitori condividono con i figli quanto sia stato bello ed eccitante uscire con un nuovo partner e quanta eccitazione abbia provato quando si sono guardati negli occhi e il desiderio di andarci a letto… ma no… ma tienitelo per te, fatti degli amici tuoi, fatti una vita tua, non coinvolgere i tuoi figli nelle tue cose private.

Non è corretto.

5 punti per mantenere un legame di empatia con i figli

Come fare per mantenere un legame di empatia, di sintonia, con i figli?

Eccoci arrivati alla domanda chiave.

In parte lo abbiamo già descritto ma desidero entrare nel dettaglio o essere più chiaro:

  1. evita di crearti l’aspettativa che debba essere un’empatia a doppio senso. Quando un genitore lega l’idea di rapporto empatico all’idea di amore, inizia a pensare che se i figli gli vogliono bene devono essere empatici tanto quanto il genitore. È una aspettativa che porta a delusione e frustrazione. Questo porta spesso a pretendere che gli altri ricambino ma, con gli adolescenti, più pretendi qualcosa e meno sono disponibili a dartela.

  2. quando parli con loro, quando esprimi le tue sensazioni sulle loro percezioni, parti sempre dal presupposto che potresti sbagliarti. Più affermi che il tuo percepito è ancora forte e inossidabile come quando erano piccini e più loro penseranno di stare fallendo nel processo di allontanamento.

  3. impara a fare un passo indietro. Questo punto è fortemente legato a quello precedente: se quando hai il tuo “sentire”, intervieni con sicurezza, affidandoti alla saggezza della tua percezione di genitore, stai di fatto agendo come quando i tuoi figli erano bambini e tu eri li a proteggerli da tutto e tutti. Ora desiderano imparare a proteggersi da sé, ne hanno bisogno e devono mettersi alla prova.

  4. interessati di loro senza giudicarli. Prima ho detto che i genitori non devono fare gli amici dei figli, quindi non vestirti come loro a tutti i costi, non scimmiottarli nei gusti culturali o musicali etc ma, evitare di fare tue queste cose, non significa che tu non debba interessarti ai loro interessi.
    Una delle cose che i figli in età adolescenziale lamentano più spesso è che i genitori non si interessano ai loro interessi creando un distacco e, quelle poche volte che c’è una condivisione, molto spesso c’è anche un giudizio lapidario di rifiuto, di non accettazione, di denigrazione.

  5. infine il punto più importante: per essere empatici con i figli occorre dichiarare comprensione, accettazione per ciò che provano e per il loro vissuto.
    La frase più indicata è: “Ho la sensazione che tu sia arrabbiato. È così?”. Se è questo il suo stato d’animo, con ogni probabilità dirà di sì, altrimenti ti correggerà “No, non sono arrabbiato. Sono molto deluso” e, a questo punto, è necessario dimostrare la nostra empatia dicendo “Capisco che tu possa sentirti deluso”. Ti capisco. Ti comprendo. Accetto il fatto che tu possa sentirti così.
    Questo è: essere e dimostrare empatia ai figli.

Legato al punto 5, per mantenere l’empatia con i figli, è necessario ridurre al minimo le nostre critiche e i nostri giudizi negativi. Ogni volta che un genitore esprime una critica e un giudizio negativo, sta mettendo in campo il comportamento opposto rispetto a quello empatico.

L’empatia non ha nulla a che vedere con l’essere d’accordo o essere contrari, con il dare ragione o dare torto. L’empatia ha a che fare unicamente con l’accettazione e la comprensione del percepito e degli stati d’animo dell’altra persona.

 

Fabio Salomoni