C’è stata una pandemia e molti figli e nipoti hanno vissuto l’esperienza della perdita di una persona cara. Aiutare i figli a superare un lutto è un argomento molto delicato e non semplice.
Quando in famiglia si vive un lutto di un parente che, affettivamente, ha molto rappresentato per i nostri figli, al dolore di noi genitori per la perdita di una persona cara, si somma anche il problema della tristezza che vediamo nei nostri figli.
Le fasi per metabolizzare il lutto
Quando si affronta la morte, o qualunque altro distacco o abbandono, spesso si è alla ricerca di una scorciatoia per uscire rapidamente dalla sofferenza ma, per questo argomento, non c’è una scorciatoia.
Solitamente, c’è un percorso da vivere.
- La fase dell’incredulità
È la fase dell’elaborazione del lutto e solitamente all’inizio, si vive lo smarrimento o l’incredulità di quando si riceve la notizia.
Molto spesso le persone dicono “non ci posso credere” ed è tipico di questa prima fase.
- La fase del ricordo persistente
Poi, è altamente probabile che si passi alla fase della nostalgia. Il pensiero della persona che è venuta a mancare, sembra tornare spesso nei pensieri durante il giorno e, non di rado, accade che il pensiero della persona deceduta arrivi anche la notte in alcuni sogni.
Questa fase, per alcuni è un balsamo rincuorante poiché hanno la sensazione di non vivere un reale distacco, per altre persone è disturbante perché potrebbe impedire loro di concentrarsi su vari aspetti della vita quotidiana.
- La fase della rabbia.
Ad un certo punto è possibile che si arrivi a pensare in termini di rifiuto per quanto è accaduto attraverso la rabbia. Rabbia contro l’amaro destino che ha voluto la scomparsa di una persona cara, rabbia contro Dio, rabbia contro sé stessi o contro il defunto, come se avesse voluto morire, o non abbia fatto nulla per evitarlo, non tenendo conto della sofferenza che avrebbe arrecato a chi restava.
La rabbia è utile per uscire dalla fase precedente ed avanzare verso la fase successiva, ma non è positivo nel caso in cui ci si resti invischiati a lungo.
- La fase della tristezza
La 4° fase è quella della depressione o della tristezza.
Inizia a farsi strada la consapevolezza ineluttabile di quanto è successo.
Il non potervi porre rimedio getta nello sconforto. Anche in questo caso, è una fase utile da vivere ma è bene non restare per sempre nella tristezza o nella depressione.
Altro aspetto importante: amare non ha nulla a che vedere con il deprimersi.
Non è che se si è amato molto una persona si debba scivolare in una profonda e prolungata tristezza per coerenza, e non è che se si soffre poco significhi che si è amato poco.
Non c’entra nulla. Ognuno vive l’emozioni con una propria intensità e non ha nessuna attinenza con l’aver amato tanto o poco la persona deceduta.
È solo una fase.
- La fase dell’accettazione
La 5° fase è quella dell’accettazione. Si accetta il fatto che la persona cara sia venuta meno.
A questo punto ce ne si fa una ragione.
La scomparsa di una persona che amavamo non è cosa che si possa dimenticare, e non è che non si debba più sentirne la mancanza o provare tristezza, ma, con l’arrivo della 5° fase, si è in grado di andare oltre, nonostante tutto.
Aiutare i figli a superare un lutto – Di cosa hanno bisogno?
Quindi, occorrono delle fasi e del tempo per viverle.
A volte è sufficiente poco tempo e altre volte è necessario un po’ più tempo, ma non c’è un trucchetto per passare dalla fase 1 alla fase 5.
L’elaborazione del lutto dei bambini o adolescenti è una situazione di sempre. Del resto è naturale che i nipoti siano affezionati ai nonni (è anomalo quando non avviene, non quando li adorano), ed è più naturale che venga meno un nonno piuttosto che un figlio o un nipote.
Primo problema a cui si va incontro è che gli adulti, quando vivono il lutto, dovrebbero essere in grado di dire ciò che provano, dovrebbero avere le competenze per esprimere il proprio dolore.
Ma i bambini e gli adolescenti, è molto probabile che non abbiamo queste capacità. Molti nostri figli non sono stati educati ed allenati ad ascoltare le proprie emozioni, a comprenderle, ad esserne consapevoli e a raccontarle.
La prima cosa per aiutare i figli a superare un lutto è quindi fare in modo che possano esprimere il proprio dolore.
Porre loro domande, lasciare che abbiano il tempo per capire ciò che provano, permettere loro di verbalizzare le proprie sensazioni.
La difficoltà dei genitori
Ogni genitore vorrebbe che i propri figli fossero sempre felici e allegri.
Molti genitori, addirittura, misurano il proprio operato genitoriale attraverso la felicità dei figli. Questi genitori, vivono con timore o fastidio il dolore dei figli.
Ma l’angoscia, la paura, la rabbia, sono emozioni naturali, ed è certamente più salubre poterne parlare e portarle in superficie piuttosto che tenerli in sé, trattenerli o fingere che non esistano.
Aiutare i figli a superare un lutto – Le loro paure
Una delle necessità maggiori dei nostri figli è avere conferme da parte nostra di accettazione nei loro confronti.
Se sono tristi e i genitori hanno come prima preoccupazione quella di risollevarli di morale, ricevono il messaggio che il loro sentire è sbagliato. Alla tristezza del lutto si somma la frustrazione del sentirsi inadeguati.
I figli non vogliono sapere che ciò che provano è sbagliato. Vogliono sapere che ciò che provano è normale e vogliono sapere che i genitori gli sono accanto, li supportano, li capiscono.
Quindi per aiutare i figli a superare un lutto è bene parlarne.
Anche se l’argomento ci mette in difficoltà, dobbiamo affrontarlo.
Parlare di quello che si prova, magari partendo da quello che proviamo noi genitori e condividendo il nostro sentire con i figli per poi chiedere loro di raccontarci ciò che provano.
Tutte le emozioni sono utili
Non è obbligatorio riportare in superficie solo il dispiacere del lutto.
Si può parlare anche dei momenti belli che si sono vissuti con la persona venuta meno.
Ricordare i tanti momenti belli che si sono vissuti con le persone che abbiamo amato, può portare al pianto e alla commozione, ma sono lacrime d’amore e quindi riscaldano il cuore.
Spesso, per trovare giovamento, abbiamo bisogno di risposte.
Quindi, può essere utile affermare che, anche se decedute, queste presone sono ancora con noi. Ci sono vicine e ci aiutano nei momenti difficili dandoci fiducia perché credono in noi.
Puoi credere o non credere a queste cose, ma il più delle volte portano giovamento perché sono pensieri che rincuorano.
Aiutare i figli a superare un lutto – La paura della morte
Altro aspetto importante: i bambini hanno timore della morte. Anche gli adulti hanno paura della morte, e le religioni sono lo strumento con cui, da sempre, si è cercato di esorcizzare la paura della morte.
Quindi, dobbiamo tener conto che molto spesso, il turbamento del bambino dopo un lutto, non è detto che sia esclusivamente per la perdita della persona cara, ma potrebbe esserci anche la paura della morte in generale.
Allora, anche in questo caso, occorre parlarne, chiedere cosa ne pensa, cosa prova al riguardo, e condividere i nostri pensieri con i suoi.
Faccio notare che parlare di questo argomento, è completamente diverso da qualunque altro, perché in questo caso, noi adulti, non abbiamo la verità.
Non abbiamo più informazioni dei figli sul tema dell’aldilà, non abbiamo più conoscenze, siamo alla pari.
Le nostre sono convinzioni sono ipotesi, sono punti di vista che abbiamo fatto nostri, ma non abbiamo alcuna certezza, quindi è il solo argomento dove il nostro parere ha lo stesso peso del loro.
Ascoltare, aprirsi, lasciare che abbiano i propri tempi e stare vicini.
Tutto qui, ma non è semplice.
Fabio Salomoni