Adolescenti: il corpo il sesso e gli amori provocano insicurezza che è data anche dal corpo che cambia e che non lo si riconosce più.

L’adolescenza è l’età dove spesso si cerca di nascondere le insicurezze mostrandosi spavaldi.

La trasformazione nella voce. La loro goffaggine dovuta ad un corpo che si allunga. Se ci fai caso, molti adulti non sanno dove mettere le mani quando parlano con qualcuno, si sentono impacciati, figuriamoci gli adolescenti che quelle mani lunghe le hanno da poco. E che dire dei piedi che sembra li facciano cadere da un momento all’altro.

Il corpo dell’adolescente si trasforma e non lo riconoscono più

In questo periodo di insicurezza con il bisogno di essere accettati dal gruppo, c’è anche il tentativo di nascondere i propri difetti o per lo meno ciò che viene immaginato essere come un difetto. Ecco comparire i maglioni e le felpe annodati in vita per coprire i fianchi e i glutei, ecco i capelli lunghi che ricoprono la fronte fino agli occhi per nascondere il viso o i brufoli.

I peli che iniziano a ricoprire il corpo, i primi baffetti che non sanno se tagliare o lasciare, la comparsa del seno o la non comparsa e quindi il timore di non essere accettate o di essere derise.

Un uragano ormonale che si abbatte sui nostri figli e che li manda in tempi rapidissimi in orbita o nel profondo degli abissi e tutto viene vissuto con eccessività (per lo meno dal punto di vista di noi adulti).

La mente dell’adolescente agisce in modo differente

I cambiamenti sono molti anche a livello cerebrale e, ad un certo punto, sentono il bisogno di mettere in discussione ciò che fino a ieri accettavano senza problemi, sentono il bisogno di aumentare le distanze dai genitori per dimostrare che sono ormai cresciuti, ma sentono ancora il bisogno del nostro appoggio e sostegno.

Ad un certo punto gli adolescenti sembrano trasformarsi in Dracula e starebbero svegli tutta notte andando a dormire all’alba per dormire fin dopo mezzogiorno: anche questo è in parte dovuto ad una trasformazione della ghiandola pineale nel loro cervello la quale, stimolata dalla melatonina a dare rilassamento e indurre il sonno attraverso quello che viene chiamato “ritmo circadiano” di sonno e veglia.

Durante l’adolescenza, la ghiandola pineale funziona diversamente e, il senso di rilassamento e sonno, si attivano con alcune ore di ritardo e, allo stesso modo, si esauriscono terminando il sonno, con alcune ore di ritardo. In poche parole, l’orologio interno, durante l’adolescenza, si altera e quindi iniziano ad avere orari diversi dagli adulti.

Moltissime delle cose che irritano gli adulti sono frutto della necessità di vivere un certo tipo di esperienza per rompere i legami con il passato ed esplorare il proprio potenziale oppure dipendono da situazioni ormonali e biologiche e non possiamo non tenerne conto.

La sessualità negli adolescenti

Ad un certo punto entra in gioco la sessualità.

Se pensiamo che la sessualità sia spesso un problema anche per gli adulti, possiamo immaginare per gli adolescenti che sono neofiti, alle prime esperienze, con molti dubbi e con notizie spesso false.

È chiaro che è diverso come vive la sessualità un maschietto rispetto ad una femminuccia poiché “accogliere dentro di sé”, nel proprio corpo, fa vivere l’esperienza sessuale con una intimità che un uomo non può neppure immaginare.

Poi c’è il tema della verginità e il significato di purezza a cui è stata legata per millenni e che ancora è presente nel pensiero e nel percepito di molte ragazze e dei loro familiari.

Generalizzando si può affermare che la maggior parte dei ragazzi sono motivati alla 1a esperienza sessuale allo scopo di vivere un’esperienza e viene in qualche modo vissuta come rito di passaggio da bambino ad adulto.

La maggior parte delle ragazze (sto sempre generalizzando) hanno la curiosità di un’esperienza nuova e anche loro esplorano le proprie capacità, ma non è prioritario, non è lo scopo che spinge all’atto sessuale in sé: la maggior parte delle ragazze sono mosse verso “la prima volta” spinte più da un desiderio di darsi, dare se stesse, come atto d’amore, per piacere (o per non dispiacere) il compagno che magari preme per “farlo”.

Tendenzialmente (e ripeto per l’ennesima volta che sto generalizzando) le ragazze vorrebbero ma ne hanno anche timore e lo vivono come un passaggio di non ritorno, mentre i ragazzi vorrebbero e basta e il loro timore è solo rivolto al “riesco o non riesco”, erezione o non erezione, “finirò troppo presto o sarò all’altezza”, “sarò efficace o sarò inefficace?”, “sarò un fallimento o sarò UOMO?”. Ego e testosterone.

Il tabù della sessualità adolescenziale

La sessualità è ancora oggi vissuta come un tabù. Per questo non se ne parla in famiglia o lo si fa con difficoltà e imbarazzo e i ragazzi vi si approcciano in solitudine e con goffaggine e in modo maldestro.

Spesso, quel poco che sanno proviene dal “sentito dire” dei coetanei, che forse sanno, forse no, che forse hanno avuto le loro prime esperienze o forse no.

Il non vivere la sessualità con naturalezza è un enorme limite di noi adulti che non ci permette di avvicinare i figli ad una sessualità sana. Parlare ad un figlio o a una figlia di come fare sesso mette in enorme imbarazzo innanzitutto noi genitori e per questo non se ne parla, ma significa che magari lo faranno male, o con dolore, o senza provare piacere innescando tutta una serie di dubbi su di sé.

Quando se ne parla a scuola, molti genitori fanno picchetto e protestano, perché non se ne deve parlare in modo esaustivo e completo a scuola.

A casa non se ne parla se non in rari casi e speso è tutto vissuto come sporco e sbagliato. In questo modo i ragazzi restano soli e spesso fanno, sbagliando.

Adolescenza e omosessualità

Quando si parla di sessualità e adolescenza non si può evitare di considerare anche tutto il mondo dell’omosessualità.

Sentivo dire da un tizio in TV “sono sempre di più” come se fosse una malattia che si diffonde, una sorta di pandemia omosessuale.

Non è così, l’omosessualità c’è come c’è sempre stata e come c’era nell’antica Grecia e Roma. Ora se ne parla di più e ci sono i social che rendono tutto evidente.

I figli che sentono di appartenere ad un certo genere non sono meglio, peggio, diversi, uguali dagli altri. Sono ciò che sono e dovrebbero poterlo dire, senza il timore di essere rifiutati.

Sono semplicemente ciò che sono, come essere biondi non è meglio che essere castani, o essere alti non fa essere migliore di chi è più basso.

Proprio come l’altezza o il colore degl’occhi, la sessualità non viene scelta: è com’è, e come tale dovrebbe essere vissuta.

Il problema non è se è omosessuale o lesbica o altro, il problema è se non trova un lavoro, se non sa di cosa vivere, se odia invece che amare. A mio avviso il problema sorge quando si ha a che fare con un farabutto invece che con una brava persona.  Il problema sorge se una persona non ha rispetto per sé e il mondo o è un arrogante ed egoista. Questo conta sui figli e non di chi si possano innamorare.

Gli amori adolescenziali

Ad un certo punto il mondo dei figli viene sconquassato dall’amore.

Quando scatta l’amore, il primo innamoramento, vengono messi in secondo piano gli amici, il gruppo (che a sua volta aveva soppiantato i genitori).

I genitori sono l’esempio di come possa essere vissuto un’esperienza d’amore. Se i genitori vivono un rapporto di coppia sano, sereno, d’amore e amorevole, è facile che i figli riproducano questo tipo di rapporto. Se i genitori vivono un rapporto di coppia conflittuale, di tensioni, di freddezza o di rabbia aumenta la possibilità che i figli riproducano questo tipo di rapporto.

L’innamoramento adolescenziale diventa priorità di vita

L’ondata dei sentimenti verso un’altra persona ha una tale portata che spesso scombussola l’ordine delle priorità. È facile che quel ragazzo/a che fino a poco prima studiava con profitto, improvvisamente abbia la testa svagata e fatichi a concentrarsi.

Per i genitori tutto questo può essere incomprensibile e inaccettabile ma si scordano che anche per gli adulti, quando si è nel pieno dell’innamoramento, si perde interesse per ogni altro aspetto della vita.

Occorrerebbe parlare con i figli dell’amore, della gelosia, del senso del possesso, del tradimento e della sofferenza quando una storia finisce.

Quando una storia d’amore termina c’è il crollo dei sogni, il crollo delle aspettative, è anche il crollo dell’immagine nei confronti degli amici, perché quando hai il fidanzato o la fidanzata vieni considerato/a “grande” ma se vieni lasciato/a, ecco che perdi questo status e potresti trasformarti nello sfigato/a che è stato lasciato/a.

In questi casi è inutile dire frasi come “passerà” “gli amori vanno e vengono” “sei ancora giovane” perché sminuire il loro sentire non serve a nulla. I tuoi figli stanno soffrendo: comprendi la loro sofferenza, accoglila, capiscila e stai loro accanto, perché in ogni lutto (e la fine di un rapporto di coppia è un lutto) c’è un periodo dove il pianto, la delusione, la tristezza, hanno motivo d’esistere.

 

Fabio Salomoni